Macron-merkel, il bacio e l’attacco
Il presidente francese premiato ad Aquisgrana per l’impegno sull’europa parla di solidarietà
L’abbraccio e l’attacco. Ad Aquisgrana, durante la cerimonia del premio Carlo Magno, Macron non ha esitato a criticare Berlino guardando Angela Merkel negli occhi: «Non dobbiamo avere paura, e no al feticismo del surplus di bilancio».
BERLINO A un certo punto del suo ringraziamento, Emmanuel Macron ha guardato negli occhi Angela Merkel, come se volesse rivolgersi soltanto a lei e spronarne l’ambizione: «Non dobbiamo essere deboli, dividerci, aver paura. Non possiamo attendere, il momento di agire è adesso».
Non se l’aspettava forse, la cancelliera di ferro, un discorso così forte, diretto, così duro verso la Germania, ma anche così pressante verso di lei personalmente, che da un anno tace o pronuncia soltanto dei no. La cerimonia della consegna del Premio Carlo Magno è sempre avvolta in una retorica europeista, bella quanto priva di spunti polemici. Ma il presidente francese, il premiato di quest’anno, non ha voluto perdere l’occasione per riproporre il suo progetto di rifondazione dell’europa. Nel salone d’onore del Municipio di Aquisgrana, dove venivano incoronati i sovrani dell’impero carolingio, Macron ha criticato severamente Berlino e le sue politiche finanziarie. Parlando a pochi metri da Merkel, che aveva tenuto la laudatio in suo onore, ha attaccato «l’eterno feticismo della Germania per i surplus di bilancio e commerciali, conseguiti a spese di tutti».
Il capo dell’eliseo ha insistito
molto sulla «solidarietà costante», senza la quale non ci potrà essere alcun rilancio, ricordando che «Berlino ne ha potuto beneficiare al momento della riunificazione, perché questo era il dovere dell’europa affinché la Germania potesse compiere quel passo ed essere più forte». Ed ha aggiunto: «Quella solidarietà, che oggi dobbiamo avere sulle
migrazioni e sui temi finanziari all’interno dell’europa, noi la dobbiamo ricostruire».
Poco prima, il capo dell’eliseo aveva tuttavia evocato anche gli obblighi francesi: «Sono pronto a dire che noi dobbiamo fare le riforme strutturali e le trasformazioni necessarie per abbassare la spesa pubblica, sola condizione per avanzare in Europa». Secondo Macron, «la Francia è cambiata, non è più la stessa». La conclusione è stata quasi un cris de coeur: «I nostri due Paesi devono superare i loro tabù e le loro paure». Il Karlspreis viene assegnato ogni anno a personalità che hanno fatto avanzare la causa europea.
In passato ha celebrato i servigi resi all’europa da Kohl, Mitterrand, Delors e Carlo Azeglio Ciampi. Quello a Macron, premiato per la sua «visione europeista» e «l’impegno a rilanciare la costruzione comunitaria», è l’incoraggiamento a un leader deciso a contrastare il ritorno dei nazionalismi e l’avanzata dei populismi euroscettici. Nella sua laudatio Angela Merkel, insignita del Karlspreis nel 2008, ha elogiato l’entusiasmo europeista di Macron: «Sei un vulcano di idee e hai ridato vita a un vero dibattito sul futuro dell’europa, restituendoci la magia del progetto comune». Ma com’era da attendersi, la cancelliera non si è sbilanciata sulle cose concrete, preferendo rimanere nella generica formula che «l’europa ha bisogno di una nuova ripartenza». Un’altra occasione mancata.
Tra la cancelliera e Macron è andata meglio nel colloquio bilaterale dedicato al Medio Oriente, dopo la decisione di Donald Trump di ritirarsi dall’accordo nucleare con l’iran. In un comunicato congiunto, Merkel e Macron hanno invitato tutti gli attori a ridurre il livello di tensione. L’escalation delle ultime ore sulle alture del Golan «dimostra — ha detto Merkel — che in Medio Oriente si tratta di pace o di guerra».