Corriere della Sera

Macron-merkel, il bacio e l’attacco

Il presidente francese premiato ad Aquisgrana per l’impegno sull’europa parla di solidariet­à

- di Paolo Valentino

L’abbraccio e l’attacco. Ad Aquisgrana, durante la cerimonia del premio Carlo Magno, Macron non ha esitato a criticare Berlino guardando Angela Merkel negli occhi: «Non dobbiamo avere paura, e no al feticismo del surplus di bilancio».

BERLINO A un certo punto del suo ringraziam­ento, Emmanuel Macron ha guardato negli occhi Angela Merkel, come se volesse rivolgersi soltanto a lei e spronarne l’ambizione: «Non dobbiamo essere deboli, dividerci, aver paura. Non possiamo attendere, il momento di agire è adesso».

Non se l’aspettava forse, la cancellier­a di ferro, un discorso così forte, diretto, così duro verso la Germania, ma anche così pressante verso di lei personalme­nte, che da un anno tace o pronuncia soltanto dei no. La cerimonia della consegna del Premio Carlo Magno è sempre avvolta in una retorica europeista, bella quanto priva di spunti polemici. Ma il presidente francese, il premiato di quest’anno, non ha voluto perdere l’occasione per riproporre il suo progetto di rifondazio­ne dell’europa. Nel salone d’onore del Municipio di Aquisgrana, dove venivano incoronati i sovrani dell’impero carolingio, Macron ha criticato severament­e Berlino e le sue politiche finanziari­e. Parlando a pochi metri da Merkel, che aveva tenuto la laudatio in suo onore, ha attaccato «l’eterno feticismo della Germania per i surplus di bilancio e commercial­i, conseguiti a spese di tutti».

Il capo dell’eliseo ha insistito

molto sulla «solidariet­à costante», senza la quale non ci potrà essere alcun rilancio, ricordando che «Berlino ne ha potuto beneficiar­e al momento della riunificaz­ione, perché questo era il dovere dell’europa affinché la Germania potesse compiere quel passo ed essere più forte». Ed ha aggiunto: «Quella solidariet­à, che oggi dobbiamo avere sulle

migrazioni e sui temi finanziari all’interno dell’europa, noi la dobbiamo ricostruir­e».

Poco prima, il capo dell’eliseo aveva tuttavia evocato anche gli obblighi francesi: «Sono pronto a dire che noi dobbiamo fare le riforme struttural­i e le trasformaz­ioni necessarie per abbassare la spesa pubblica, sola condizione per avanzare in Europa». Secondo Macron, «la Francia è cambiata, non è più la stessa». La conclusion­e è stata quasi un cris de coeur: «I nostri due Paesi devono superare i loro tabù e le loro paure». Il Karlspreis viene assegnato ogni anno a personalit­à che hanno fatto avanzare la causa europea.

In passato ha celebrato i servigi resi all’europa da Kohl, Mitterrand, Delors e Carlo Azeglio Ciampi. Quello a Macron, premiato per la sua «visione europeista» e «l’impegno a rilanciare la costruzion­e comunitari­a», è l’incoraggia­mento a un leader deciso a contrastar­e il ritorno dei nazionalis­mi e l’avanzata dei populismi euroscetti­ci. Nella sua laudatio Angela Merkel, insignita del Karlspreis nel 2008, ha elogiato l’entusiasmo europeista di Macron: «Sei un vulcano di idee e hai ridato vita a un vero dibattito sul futuro dell’europa, restituend­oci la magia del progetto comune». Ma com’era da attendersi, la cancellier­a non si è sbilanciat­a sulle cose concrete, preferendo rimanere nella generica formula che «l’europa ha bisogno di una nuova ripartenza». Un’altra occasione mancata.

Tra la cancellier­a e Macron è andata meglio nel colloquio bilaterale dedicato al Medio Oriente, dopo la decisione di Donald Trump di ritirarsi dall’accordo nucleare con l’iran. In un comunicato congiunto, Merkel e Macron hanno invitato tutti gli attori a ridurre il livello di tensione. L’escalation delle ultime ore sulle alture del Golan «dimostra — ha detto Merkel — che in Medio Oriente si tratta di pace o di guerra».

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(Epa) Cerimonia Il presidente francese Emmanuel Macron, 40 anni, tra la moglie Brigitte (a sinistra), 65, e la cancellier­a Merkel, 63

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