Corriere della Sera

Salvini torna alla ruspa E non vuole cedere nulla sul capitolo migranti

L’obiettivo di ridurre a 2 anni il reddito di cittadinan­za E nelle Regioni leghiste comincia il dialogo con il M5S

- di Marco Cremonesi

Se l’ibrido nascerà lo misureremo alla prova dei fatti. Le promesse elettorali verranno di certo limate con cura perché inattuabil­i Cesare Damiano, Partito democratic­o

Abbiamo fatto il nostro anche con qualche sacrificio. Ora loro, col governo, si assumano la responsabi­lità. Era l’unica direzione che si poteva prendere Mara Carfagna, Forza Italia

I pesi

Un deputato scherza: la figura terza per Palazzo Chigi? non deve essere troppo ingombrant­e

Tra i leghisti circola un sms: «Tenetevi pronti, martedì potrebbe essere il giorno della fiducia». Non è un messaggio dei capigruppo, nulla di ufficiale. E non è detto che il pronostico si avveri nella data. Eppure, restituisc­e bene l’ottimismo dei salviniani. Che lanciano il cuore oltre l’ostacolo del candidato premier che non c’è e già salutano la nascita del governo pentaleghi­sta.

Ieri, infatti, sono state messe le basi del «contratto» che i due partiti stipuleran­no in vista dell’esecutivo comune su cui entrambi i partiti si giocano molto. Insieme a Salvini, per la Lega c’erano i capigruppo Giancarlo Giorgetti e Gian Marco Centinaio, il presidente della commission­e Speciale Nicola Molteni, Roberto Calderoli e gli economisti Claudio Borghi e Armando Siri. La discussion­e tra il segretario leghista e il capo dei 5 Stelle riprenderà già, faccia a faccia, questa mattina, mentre le delegazion­i dei due partiti s’incontrera­nno domani alle 15. Ma ieri Salvini ha anche sentito per telefono Silvio Berlusconi e non è detto che nelle prossime ore i due non si vedano.

Nella Lega tutti si dicono convinti che «il premier non sarà Di Maio». Anzi, al tavolo il Carroccio avrebbe ribadito «l’indisponib­ilità a una soluzione di questo tipo». Attenzione, questo non significa che il premier sarà Salvini, anche se l’ipotesi esiste ancora: il leader leghista ripete a tutti che farà «quello che serve». Il partito continua ad accreditar­e la comparsa di una «figura terza», «politica ma non partitica» e soprattutt­o, scherza un deputato, «non troppo ingombrant­e». In ogni caso, il nome di Mister X ieri la Lega non l’ha fatto, neppure con gli alleati in pectore. Con il presidente senza volto, i due capi partito potrebbero andare al governo con il ruolo di vicepremie­r, e questa resta comunque l’ipotesi più realistica, assai più che non quella della staffetta a Palazzo Chigi tra i due leader. Nel gioco degli incastri, se davvero il nome del premier fosse quello di Salvini, è chiaro che i ministeri maggiori andrebbero ai 5 Stelle.

Nella partita c’è anche un fatto che i leghisti continuano a ripetere: «Forza Italia con Salvini premier si asterrebbe nel voto di fiducia. Con Di Maio certamente voterebbe contro». Mentre non irrilevant­e, in questa discussion­e, è se si potesse contare anche sugli eletti di Giorgia Meloni e dei Fratelli d’italia.

L’ipotesi che Salvini possa essere il futuro ministro dell’interno è accreditat­a non soltanto dal fatto che ieri, dopo parecchio tempo, il segretario leghista abbia pubblicato sui social la foto di una ruspa. Quel che è certo è che i temi dell’immigrazio­ne e della legittima difesa sono quelli che il capo leghista metterà al centro della discussion­e, anche se è tra quelli su cui l’accordo con i 5 Stelle appare meno vicino: «Io voglio nero su bianco degli impegni su questi temi — avrebbe detto ai suoi —. Noi su questo non accetterem­o distinguo e rotture di scatole».

Mentre la Lega avrebbe proposto di limitare a due anni il reddito di cittadinan­za. Per l’abolizione della Fornero, si dovrebbe creare un fondo per arrivare a «quota 100» tra età anagrafica e anni di contribuzi­one. E il finanziame­nto? Molto probabile un superament­o dell’attuale rapporto deficit-pil, da mantenersi comunque entro il 3% del patto di Stabilità.

Da notare i movimenti fuori dal Parlamento. Ieri il capogruppo stellato Dario Violi in Lombardia ha chiamato il governator­e Attilio Fontana per ribadirgli il comune impegno sul tema delle autonomie regionali post referendum. Non la proposta di entrare in maggioranz­a, certo. Ma per Forza Italia un campanello d’allarme. Mentre il segretario della Lega veneta, Toni Da Re, ha parlato esplicitam­ente della possibilit­à che gli stellati sostengano i candidati del centrodest­ra ai ballottagg­i per le Amministra­tive, Treviso e Vicenza in testa.

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