Corriere della Sera

«Temiamo un attentato», salta l’incontro sulla legalità

Siracusa, la scuola aveva invitato il giornalist­a Paolo Borrometi. «Brutto segnale, così vince la mafia»

- Alfio Sciacca

Era già tutto pronto. Fissato il luogo e soprattutt­o la data, il 22 maggio, vigilia dell’anniversar­io della strage di Capaci. A Rosolini (Siracusa) gli studenti dell’itis «Archimede» avevano invitato Paolo Borrometi per discutere di legalità e lotta alla mafia in un territorio che è stato al centro delle inchieste del giornalist­a che da anni vive sotto scorta.

Dunque un segnale importante dal mondo della scuola. Ma due giorni fa Borrometi ha ricevuto una mail imbarazzat­a del rappresent­ante degli studenti per disdire l’appuntamen­to. «Purtroppo il mio preside ritiene poco sicuro farti intervenir­e a Rosolini durante questo periodo che stai attraversa­ndo...».

In altre parole un dirigente scolastico, non la questura, ritiene che ci sia un rischio attentato e decide di annullare tutto. «È un segnale veramente brutto — dice Borrometi—. Se un incontro organizzat­o da mesi, fortemente voluto dagli stessi ragazzi, alla fine salta diamo la sensazione che hanno vinto i mafiosi. Proprio qualche giorno fa il questore di Siracusa ha esortato: “Non ci sono denunce. Fatele, anche in forma anonima”. Quello è un territorio che ha bisogno di riflettori puntati per

Il rischio attentato c’è sempre, non per questo rinuncio a partecipar­e a tante iniziative in ogni parte d’italia

rompere l’omertà imposta dai clan. Non certo di rinunce».

Ma il preside Giuseppe Martino come spiega la sua decisione? «Non è vero che abbiamo annullato l’incontro ma solo rinviato all’anno prossimo, quando ci saranno maggiori garanzie di sicurezza». E ci tiene a precisare che la decisione «è stata presa dagli stessi studenti e non perché temiamo un attentato a scuola, semmai c’è preoccupaz­ione per Borrometi. Se vogliono prenderlo di mira non lo fanno certo a scuola».

Insomma sarebbe stato deciso di «rinviare» tutto temendo per la vita del giornalist­a. «Per carità il rischio c’è sempre — osserva Borrometi— altrimenti non avrei una scorta. Ma non per questo rinuncio a partecipar­e a tante iniziative in ogni parte d’italia. Ovunque la mia sicurezza è garantita dalle forze dell’ordine che fanno i necessari controlli e le bonifiche. Detto ciò non fare andare una persona in un determinat­o posto è una sconfitta dello Stato. E in una terra in cui i simboli contano non possiamo permetterc­elo».

Già un anno fa Borrometi partecipò a un altro incontro in una scuola di Avola (sempre nel Siracusano) denunciand­o i boss locali. L’indomani la famiglia del capomafia protestò col preside chiedendo un incontro riparatore.

Altro dettaglio, quella zona della Sicilia è anche il feudo elettorale dell’onorevole Giuseppe Gennuso arrestato il mese scorso per voto di scambio con i clan e scarcerato l’altro ieri dal Riesame. È un caso? «Non ho elementi per dirlo. Registro solamente che su Gennuso ho fatto tante inchieste che sono state lette anche a Rosolini. Sicurament­e c’è un ambiente ostile, in generale, a chi denuncia».

 ??  ?? Giornalist­a Paolo Borrometi, 35 anni, è un giornalist­a siciliano che dal 2014 vive sotto scorta per le minacce mafiose
Giornalist­a Paolo Borrometi, 35 anni, è un giornalist­a siciliano che dal 2014 vive sotto scorta per le minacce mafiose

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