«Commercio online? È la nuova frontiera delle aziende italiane»
Bastano due numeri per capire le potenzialità dell’ecommerce per il mercato italiano: 1,6 miliardi, il fatturato realizzato dalle vendite online nel 2004 e 35 miliardi, l’incasso del 2017. A certificare il trend decisamente in crescita è il rapporto «Ecommerce in Italia 2018, Futuro ed Evoluzione dell’ecommerce dal 2018 al 2028», presentato ieri da Casaleggio Associati a Milano alla Fondazione Cariplo. «Il commercio digitale — conferma il presidente Davide Casaleggio — è uno dei pochi settori in Italia cresciuto a doppia cifra negli ultimi anni.
Ma siamo ancora indietro, soprattutto nell’offerta di alcuni settori, come moda, salute e bellezza. C’è ancora un margine di progresso enorme». Come emerge dal rapporto, gran parte del fatturato, infatti, si concentra solo in due settori: turismo (che vale 30,4%)e tempo libero (40%). Ma il principale limite per le imprese italiane, è la mancanza di una piattaforma digitale in grado di vendere in tutto il mondo. Per Casaleggio i numeri «indicano un’internazionalizzazione ancora da costruire»: il 35% delle imprese ha canali di vendita digitali solo in Italia e il 12% di chi vende anche all’estero lo fa solo con un sito italiano. Non solo: il baricentro economico commerciale si sta spostando sempre più a Oriente e porta con sé diverse sfide con cui le nostre imprese dovranno confrontarsi. Invertire la rotta (col sostegno degli investimenti) diventa quindi necessario per sopravvivere in questo scenario, dove l’integrazione tra on e off line è ormai condizione imprescindibile di successo sul mercato domestico ed estero. Con un’attenzione particolare ai device, in primis lo smartphone: la percentuale di fatturato realizzato dalle imprese italiane, tramite acquisti via telefono ha raggiunto il 27% nel 2017. Nel 2012 era solo il 5%. A caratterizzare il mercato dell’ecommerce è anche il cambiamento della relazione tra cliente e venditore. Un rapporto sempre più intermediato dai market place, come Amazon, che aggregano i prodotti. E se da una parte, in questo modo, facilitano l’esperienza d’acquisto del cliente, grazie anche a una profilazione basata sugli acquisti ricorrenti, dall’altra selezionano gli attori: solo chi investe in tecnologia può sopravvivere sul lungo periodo.