«Per la mia poliziotta milanese ho pensato a Miuccia Prada»
Gino Vignali ha presentato il suo giallo «La chiave di tutto» (Solferino) con Teresa Mannino e Paolo Roversi
TORINO A Rimini c’è il mare. Persino d’inverno. Quando nevica e fa freddo. Perché anche in Romagna vengono giù i fiocchi bianchi. Solo che la gente non lo sa. E pensa che Rimini sia sempre Miami senza la piada. Una contraddizione, come ambientarci un romanzo giallo scritto da un comico. Dove la paura comincia quando smetti di ridere. E viceversa. E invece no, o magari sì. Nel senso che Gino Vignali, già proprio lui, mette le righe in perfetto equilibrio. E la storia si dipana, scorre via che alla fine ti sei letto un bel giallo
(Solferino, pp. 240; in libreria 16; in edicola
13,50) è il primo romanzo scritto da Gino Vignali (Milano, 1949) senza perderci il sonno. Quindi La chiave di tutto, Solferino editore, non è solo il titolo del romanzo ma l’invito a capire come si fa a scrivere di morti ammazzati e non rinunciare alle battute intelligenti.
Ieri l’hanno presentato al Salone del libro di Torino. Con l’autore Teresa Mannino e Paolo Roversi. Una comica e un giallista, appunto. Una contaminazione di generi che riesce senza sciupare nulla. È una storia riminese ma anche milanese: le due anime di Gino: «Mamma romagnola e papà ambrosiano. A Rimini ci passavo le estati. L’ho scelta perché non era nella mappa dei giallisti. E perché la conosco bene. Considero la Romagna la regione più simpatica d’italia».
Una premessa: questo è il primo di quattro romanzi. Un’inchiesta della Squadra mobile per ogni stagione. Insomma Gino fa un po’ il Vivaldi della penna. Si comincia in inverno. Per la protagonista stropicciatevi occhi e neuroni: è un incrocio tra Monica Bellucci e Claudia Cardinale. In più è intelligente, sveglia. Simpatica. E non se la tira. Si chiama Costanza Confalonieri Bonnet, superpoliziotta milanese. «Una donna di potere — spiega Gino — che comanda una squadra di uomini. Poliziotti, per giunta. E lo fa con rigore ma senza l’arroganza dei primi della classe. Molto milanese. Mi è venuta in mente Miuccia Prada. A capo di un impero ma che vedrei senza problemi andare al supermercato a fare la spesa».
Donne capaci di farsi rispettare. E anche amare. Perché alla fine fanno sempre la cosa giusta persino quando per te è Gino Vignali con l’attrice comica Teresa Mannino ieri al Salone del Libro (foto dall’account Twitter @solferinolibri) sbagliata. E Myrta, il medico legale è l’amica giusta per lei. Si trovano senza essere coetanee. Un’alchimia che quando scatta è unica.
La Rimini di Gino rimbomba di echi felliniani. I personaggi onirici, senza tempo che parlano una lingua tutta loro. Filastrocche senza senso fino a quando arriva qualcuno a decodificarle. E c’è anche il Grand Hotel e la suite Gradisca che fa tanto Amarcord.e gli uomini della Mobile sono uomini, appunto. Belli, brutti, intelligenti, svagati. Un bar sport di personalità che fanno solo bene al romanzo. Che va via filato come una birra fresca dopo la piada.