Corriere della Sera

Mancini si libera: la Nazionale ha il ct

Il tecnico chiude con lo Zenit: ha rinunciato a 12 milioni e agli ultimi 2 stipendi. Prenderà 2 milioni in azzurro più un bonus se si qualifiche­rà agli Europei del 2020

- di Alessandro Bocci

Lo Zenit molla la presa e Roberto Mancini adesso è davvero a un passo dalla panchina della Nazionale. La svolta ieri pomeriggio dopo il secondo incontro tra Silvia Fortini, compagna e avvocato dell’allenatore jesino, e Sergey Fursenko, presidente del club di San Pietroburg­o. L’accordo è stato trovato dopo ore complesse di trattative, soprattutt­o perché Mancini ha rinunciato a tutto: ovviamente ai due anni di contratto con lo Zenit per 12 milioni di euro netti, ma anche alle ultime due mensilità della stagione in corso, un altro milione circa, per un totale (lordo), superiore ai 25.

Così però Mancio potrà realizzare il suo sogno: allenare la Nazionale. Dopo il no di Ancelotti, la Federcalci­o commissari­ata non ha avuto dubbi. Il tecnico deve ancora parlare di soldi nel dettaglio e lo farà la prossima settimana, probabilme­nte mercoledì, nel primo incontro ufficiale con i commissari Fabbricini e Costacurta e il dg Uva, l’uomo dei conti. Ma ci siamo. Sostanzial­mente mancano due firme, ormai semplici formalità. La prima arriverà lunedì ed è quella del board russo, convocato d’urgenza dai proprietar­i dello Zenit per discutere la fallimenta­re stagione che doveva chiudersi con la Champions e invece spinge il club di San Pietroburg­o in Europa League. Fursenko però ha garantito alla Fortini e allo stesso Mancini che non ci saranno sorprese. La seconda alla fine del vertice federale. Mancini non ha mai parlato con Fabbricini. Però a Costacurta e Oriali, anche a Malagò con cui ha pranzato a inizio settimana al circolo Aniene, ha fatto sapere che non avrebbe creato problemi sui soldi. Rinuncia a tanto in Russia, è pronto a fare lo sconto ai federali pur di sedersi sulla panchina azzurra.

La proposta è di poco inferiore ai due milioni netti a stagione, integrata da un bonus consistent­e nel momento in cui l’italia si qualifiche­rà per l’europeo 2020. Il vertice, al netto della questione economica, sarà lo stesso fondamenta­le. Perché si parlerà della durata del contratto, che sarà biennale (i commissari non si vogliono impegnare per un periodo troppo lungo), magari con l’opzione aperta sino al Mondiale nel 2022 in Qatar e servirà per mettere a punto lo staff. Mancini ancora non sa bene quanti uomini potrà portarsi dietro. Nella sua squadra, con un ruolo ancora da definire, dovrebbe entrare Andrea Pirlo. Il resto è in alto mare. Il c.t. in pectore vorrebbe il preparator­e Carminati, che però spinge per rimanere allo Zenit e potrebbe lavorare in azzurro durante le soste. Da verificare la posizione del suo vice Gregucci.

I prossimi giorni per Mancini saranno piacevolme­nte convulsi. Dopo le firme dovrà mettersi subito al lavoro. Le prime convocazio­ni sono in programma tra il 19 e 20 maggio. Il raduno a Coverciano dovrebbe essere tra il 22 e il 23. L’esordio a San Gallo, in Svizzera, lunedì 28 contro l’arabia Saudita. La prima partita ufficiale il 7 settembre, nella sua Bologna (forse casuale non lo è) contro la Polonia per la nuova Nation League.

La sua sarà una Nazionale giovane, che avrà l’obbligo di riscattare l’onta del Mondiale fallito. Mancini dovrà far rinascere Verratti (ora infortunat­o), non rinuncerà a Insigne, lancerà tanti giovani nell’olimpo: da Donnarumma a Chiesa, da Bernardesc­hi a Pellegrini. E in azzurro, con lui, tornerà Balotelli. L’ultima chance. Ora o mai più.

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