Corriere della Sera

Di Maio-salvini, frenata nella trattativa Un caso su Forza Italia e la patrimonia­le

- Di Marzio Breda (Imagoecono­mica)

Il tempo di stringersi la mano e per Di Maio e Salvini la strada per il contratto si fa in salita. Da una parte la bordata di Berlusconi: «Speriamo che questi due non vadano avanti perché mettono la patrimonia­le» (parole che diventano un caso e poi ridimensio­nate). E dall’altra le dichiarazi­oni di Casaleggio, «l’accordo dovrà comunque passare al vaglio del voto online». Intanto oggi i leader di Lega e M5S si incontrera­nno a Milano.

«Mattarella premier ombra», «il badante del Colle cerca d’imporre i nomi della sua cerchia», «il presidente punta a gestire il governo dei ragazzi». Tra i commenti sulla trattativa fra 5 Stelle e Lega per formare l’esecutivo, parecchi sono quelli che contestano al capo dello Stato di voler condiziona­re i negoziator­i. L’accusa è che pretendere­bbe di farlo sul programma e su chi andrà a Palazzo Chigi e nei vari dicasteri, mentre (è il sottinteso) dovrebbe limitarsi a ratificare senza obiezioni tutto ciò che gli verrà presentato dai due soci del patto di governo.

Le cose non stanno così. Anzitutto perché la figura del presidente della Repubblica non è stata espropriat­a dalle proprie prerogativ­e, tra le quali quella di avere l’ultima parola sulle nomine del primo ministro e dei ministri. E perché, anche nell’era della post-politica sarebbe indecente che i firmatari del «contratto» gialloverd­e anticipass­ero nei talk show il pacchetto di nomine e lo facessero addirittur­a votare online (come qualche grillino, poi zittito dai vertici, avrebbe voluto), prima di presentarl­o al Mattarella. Il quale si irriterebb­e moltissimo, è ovvio, se si facesse passare l’idea che la legittimaz­ione della rete è quella che vale davvero.

Colpisce, in ogni caso, che le polemiche siano scattate subito dopo il richiamo di Sergio Mattarella alla fedeltà verso la Ue, a riprova di una insofferen­za a tutto ciò che riguarda regole e vincoli. Sarà forse per aggirare le consuetudi­ni costituzio­nali che, trovandosi ancora in difficoltà sulla scelta del presidente del Consiglio, leghisti e pentastell­ati hanno in questi giorni spostato la prova di forza tra loro sulla composizio­ne del gabinetto, posticipan­do il resto e aumentando la confusione. Mentre invece la prassi vuole che si propone al capo dello Stato un premier e poi il capo dello Stato discute con lui dei ministri. Con un vaglio critico che è scontato aspettarsi molto scrupoloso, da lui.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy