M5S, uno su tre critica il leader
Aumentano gli scontenti nell’elettorato 5 Stelle, ma cresce la popolarità dei 2 leader
Dopo l’accelerazione con il Carroccio, aumenta lo scontento dell’elettorato grillino: uno su tre è critico con Di Maio. Mentre nella Lega il 92 % è favorevole alla linea di Salvini.
Dopo il fermo intervento del presidente della Repubblica, lo stallo politico istituzionale sembra destinato ad essere superato e si delinea una possibile maggioranza di governo tra M5s e Lega. Si tratta dell’ipotesi di accordo che secondo i sondaggi incontrava il consenso prevalente, ancorché non maggioritario, degli elettori. D’altra parte, le due forze politiche in questione, il 4 marzo hanno ottenuto il 50,1%, corrispondente al 35,3% del corpo elettorale.
L’avvio di questa trattativa ha determinato un aumento del consenso per l’operato dei due principali protagonisti, Salvini e Di Maio. Il primo sale dal 38% della scorsa settimana al 46% del sondaggio odierno, il secondo riprende a crescere dopo la flessione delle ultime settimane, passando dal 32% al 37%, aumentando di 18 punti presso l’elettorato della Lega (da 27% a 45%) e di 20 punti presso quello di FI (da 18% a 38%). Indubbiamente non si possono cancellare con un colpo di spugna le reciproche schermaglie delle ultime settimane, tanto è vero che i due elettorati si mostrano profondamente divisi rispetto al leader dell’altra forza politica: tra i leghisti il 45% esprime una valutazione positiva e il 49% negativa su Di Maio, tra i pentastellati il 48% giudica positivamente e il 49% negativamente Salvini.
E non va sottovalutato neppure il dissenso nel proprio elettorato. Sembra disporre di un supporto più granitico rispetto a Di Maio: il leader leghista, infatti, può contare sul consenso del 92% dei suoi elettori tra i quali solo il 6% esprime un giudizio negativo, come la scorsa settimana. Al contrario Di Maio, pur sostenuto dall’approvazione di una larga maggioranza di pentastellati, deve fare i conti con un terzo di elettori (32%) che si mostra critico nei suoi confronti, mentre la scorsa settimana gli elettori 5 Stelle critici erano il 20%. Sono le prevedibili conseguenze della composizione dell’elettorato pentastellato che, come noto, è molto trasversale: la componente proveniente da sinistra, infatti, non vede di buon occhio l’alleanza con la Lega. Il possibile accordo di governo sembra dettato anche dalla esigenza di evitare il cosiddetto esercizio provvisorio e le clausole di salvaguardia imposte dall’ue per garantire l’equilibrio finanziario (che porterebbero ad un aumento dell’iva), temi sui quali ha posto l’accento Mattarella che, per uscire dallo stallo ha ipotizzato un esecutivo «neutrale».
Si tratta di preoccupazioni largamente condivise dai cittadini: il 64% ritiene che l’impossibilità di varare una Legge finanziaria in assenza di un governo con pieni poteri rappresenti un grave problema per il Paese, mentre il 19% sottovaluta la questione e il 17% non è in grado di esprimere un parere. Si registra una forte consonanza di opinioni tra leghisti e pentastellati, per entrambi infatti l’inquietudine viene espressa dal 65% dei sostenitori.
Ancora più preoccupante l’ipotesi di aumento dell’iva: tre italiani su quattro sono convinti che avrebbe un impatto recessivo, si ridurrebbero i consumi e la ripresa economica ne risentirebbe. Al contrario l’11% esclude un calo significativo dei consumi e non si mostra pessimista sulle sorti dell’economia del Paese. Tra gli elettori della Lega la preoccupazione risulta ancora più acuta (82%) rispetto ai pentastellati (73%). Appare quindi prioritario scongiurare tale eventualità per evitare di partire con il piede sbagliato e perdere consenso, soprattutto presso quella parte di elettorato, tutt’altro che trascurabile, che vive situazioni di maggiore
Il nodo dell’iva L’aumento dell’iva preoccupa molto: 82% tra i votanti leghisti, 73% tra i 5 Stelle
disagio e ha riposto la fiducia per il miglioramento della propria situazione economica nei due partiti che si apprestano a governare: si tratta di lavoratori esecutivi, disoccupati, ceti poco abbienti, come pure piccole imprese, artigiani e commercianti, i cui redditi dipendono dalla domanda interna.
Al di là del complicato lavoro di armonizzazione dei programmi elettorali presentati dal M5S e dalla Lega, la manovra correttiva e il varo di una Finanziaria rappresentano un banco di prova molto delicato perché mettono al centro due questioni di vitale importanza per le due forze politiche: i rapporti con l’europa e la possibilità di dare attuazione alle promesse elettorali che hanno suscitato più di un interrogativo in termini di sostenibilità economica. È una prova che segna il passaggio da forza di opposizione a forza di governo, ed è un passaggio che rischia di non essere indolore in termini di consenso.