«Vi racconto l’europa di Benedetto XVI»
«Prima di diventare Papa Joseph Ratzinger crebbe tedesco, forse ancor di più bavarese». Dalle parole dell’intervento per il libro del Papa emerito, emerge il ritratto del giovane Benedetto XVI affascinato dal cancelliere Konrad Adenauer e il suo futuro sguardo europeo.
Prima di diventare Papa Benedetto XVI, Joseph Ratzinger crebbe tedesco, forse ancor di più bavarese. E tuttavia, per origini familiari, da bambino il suo sguardo sempre si volse al Salisburghese, all’austria, avendo davanti agli occhi la cultura dell’antica Casa d’asburgo, forse pensando anche a sua nonna originaria del Sudtirolo, oggi Italia. Gli attraversamenti di frontiera caratterizzano la sua vita, sempre sullo sfondo dell’orizzonte infinito della cattolicità. Dunque, sin dalla sua fanciullezza, la sua patria politica fu rappresentata non da frontiere, ma dall’occidente nella sua interezza, perfino nei giorni in cui la furia scatenata del totalitarismo tentò di precipitare il nostro continente nell’abisso.
Così non c’è da meravigliarsi che ben presto l’europa divenne la passione politica del giovane studioso. Né sorprende che il giovane Ratzinger fu affascinato da Konrad Adenauer e dalla politica risoluta con la quale il primo cancelliere della Germania del dopoguerra — contro tutte le lusinghe e le promesse dell’unione Sovietica e dopo la «cesura di civiltà» della Germania sotto i nazionalsocialisti — impose nuovamente l’ancoraggio della nuova Repubblica Federale al sistema di valori liberale, proprio della storia giudaico-cristiana e dell’occidente latino-occidentale.
Unicamente qui, — come ben presto riconobbe Joseph Ratzinger — il Dio di Giacobbe era stato conosciuto non come il Dio che si adira, ma come colui che ama, che non costringe gli uomini, ma che cerca di conquistarli. Solo in questo spazio culturale fu scoperta, sviluppata e difesa quell’imparagonabile «Libertà del cristiano» della quale parlò Lutero 500 anni fa e che già mille anni prima aveva animato San Colombano: quella consapevolezza per cui Si tollis libertatem, tollis dignitatem: «Se togli la libertà, togli la dignità». Fu questo lo spirito con cui i monaci pellegrini irlandesi nel VI secolo cristianizzarono l’europa occidentale, quasi rifondandola nel mezzo delle migrazioni dei popoli: di ciò Joseph Ratzinger fu persuaso da subito.
(...) Perché il Papa che proveniva dalla Germania come uomo, pensatore e docente maturò in certo qual modo «nell’epoca cattolica» del dopoguerra: (…) quando Adenauer, Robert Schuman e Alcide De Gasperi si assunsero il rischio di intraprendere una rifondazione dell’europa dalle sue rovine, dall’eredità dell’occidente carolingio. Fu in questo tempo che il giovane homo historicus Ratzinger, ben presto estremamente colto, quasi naturalmente divenne homo politicus.
La sua idea più politica già allora venne a coincidere con il concetto teologico più importante del giovane sacerdote: ovvero la «verità». (...) Perché «se ci distacchiamo dal concetto di verità, ci distacchiamo dalle fondamenta», spiegava nel febbraio del 2000 (...). E continuava: «Quello sul fuoco è uno dei più significativi detti di Gesù sulla pace, ma mostra contemporaneamente che carica conflittuale abbia la pace autentica. Quanto la verità valga sofferenza e anche conflitti. Dimostra come non si possa accettare la menzogna pur di “vivere tranquilli”».
(...) Cercare la verità e battersi per essa divenne così il filo rosso della vita di Joseph Ratzinger e di Benedetto XVI perché (…) essa non è una verità che si possa «avere o possedere», ma alla quale ci si può unicamente avvicinare (...). Questo convincimento fece sì che il teologo cattolico divenisse un interlocutore particolarmente rispettato da Jürgen Habermas, il grande filosofo tedesco dichiaratamente «privo di orecchio religioso», con il quale conveniva sul fatto che il modello giudaico cristiano dell’uomo determini il nucleo essenziale dell’europa (...). * Prefetto della Casa Pontificia e segretario personale di Benedetto XVI