SI PROFILANO MAGGIORANZA E OPPOSIZIONE TRASVERSALI
Si profilano un governo trasversale, ma anche un’opposizione trasversale. Il primo caratterizzato dal «contratto» tra due forze apparentemente agli antipodi; in realtà, accomunate dal fatto che hanno preso voti in uscita da tutti i partiti. La seconda, rappresentata da formazioni tradizionali spiazzate da un elettorato deluso; e tentate di ritrovare una identità nella difesa dell’europa contro i «venditori di illusioni». Da una parte, dunque, il Movimento 5 Stelle di Luigi Di Maio e la Lega di Matteo Salvini. Dall’altra, un Pd lacerato e Forza Italia di Silvio Berlusconi.
Si tratta di una configurazione inedita di maggioranza e opposizioni. Eppure, se non salta tutto, può prendere forma di qui al voto europeo del 2019, vero spartiacque della nuova fase. Il paradosso è che l’alleanza tra le «forze antisistema» le costringerà nel breve periodo a moltiplicare le sintonie: su tasse, lotta alla disoccupazione, sicurezza. Salvo poi ritrovare la propria strada autonoma e probabilmente conflittuale: un po’ come nella Germania della «Grande Coalizione» tra democristiani e socialdemocratici.
Una dinamica simile potrebbe aprirsi nelle due opposizioni, Pd e FI. Sono considerate agli antipodi. Eppure, appaiono spinte a difendersi insieme dalla saldatura tra Di Maio e Salvini; a ritagliarsi un’identità diversa, nonostante formalmente Lega e FI rimangano alleate, e lo siano in concreto in molte giunte. Uno dei contraccolpi temuti è proprio l’inizio di un dialogo a livello locale tra M5S e Carroccio: una sorta di garanzia reciproca che da Roma si proietterà in comuni e regioni, favorendo la coalizione.
Anche perché una convergenza tra dem e FI, seppure sotto le insegne nobili dell’europeismo, non entusiasma una porzione della sinistra. Rischia di essere percepita come riedizione fuori tempo massimo del «patto del Nazareno» tra l’ex leader del Pd, Matteo Renzi, e Berlusconi; o, peggio, come il tentativo del «vecchio sistema» di cercare una rivincita sul «nuovo potere» in nome della comune lotta contro i populismi. Il terreno di scontro, però, è scivoloso. Non tanto perché l’unione Europea non gode, a torto o a ragione, di grande popolarità. Il problema è che non si può dare per scontata la linea del governo.
I primi segnali all’ue, almeno dei Cinque Stelle, cercano di essere rassicuranti. «Non ci saranno forzature sul deficit», si fa sapere. Saranno rispettati i vincoli di bilancio. La sensazione è che anche sulla politica estera sia possibile un’evoluzione che eviti deragliamenti. Governare promette di spingere Di Maio su posizioni internazionali meno eterodosse. Quanto alla Lega «filoputin», ieri ha assicurato di essere con «Usa, Nato e Israele». Manca l’europa, attaccata finora da Salvini. Ma anche da Beppe Grillo.
La non belligeranza nelle giunte Se nasce il governo 5 Stelle-lega, potrebbe prendere forma anche un patto di non belligeranza in alcune giunte locali