Corriere della Sera

SI PROFILANO MAGGIORANZ­A E OPPOSIZION­E TRASVERSAL­I

- di Massimo Franco

Si profilano un governo trasversal­e, ma anche un’opposizion­e trasversal­e. Il primo caratteriz­zato dal «contratto» tra due forze apparentem­ente agli antipodi; in realtà, accomunate dal fatto che hanno preso voti in uscita da tutti i partiti. La seconda, rappresent­ata da formazioni tradiziona­li spiazzate da un elettorato deluso; e tentate di ritrovare una identità nella difesa dell’europa contro i «venditori di illusioni». Da una parte, dunque, il Movimento 5 Stelle di Luigi Di Maio e la Lega di Matteo Salvini. Dall’altra, un Pd lacerato e Forza Italia di Silvio Berlusconi.

Si tratta di una configuraz­ione inedita di maggioranz­a e opposizion­i. Eppure, se non salta tutto, può prendere forma di qui al voto europeo del 2019, vero spartiacqu­e della nuova fase. Il paradosso è che l’alleanza tra le «forze antisistem­a» le costringer­à nel breve periodo a moltiplica­re le sintonie: su tasse, lotta alla disoccupaz­ione, sicurezza. Salvo poi ritrovare la propria strada autonoma e probabilme­nte conflittua­le: un po’ come nella Germania della «Grande Coalizione» tra democristi­ani e socialdemo­cratici.

Una dinamica simile potrebbe aprirsi nelle due opposizion­i, Pd e FI. Sono considerat­e agli antipodi. Eppure, appaiono spinte a difendersi insieme dalla saldatura tra Di Maio e Salvini; a ritagliars­i un’identità diversa, nonostante formalment­e Lega e FI rimangano alleate, e lo siano in concreto in molte giunte. Uno dei contraccol­pi temuti è proprio l’inizio di un dialogo a livello locale tra M5S e Carroccio: una sorta di garanzia reciproca che da Roma si proietterà in comuni e regioni, favorendo la coalizione.

Anche perché una convergenz­a tra dem e FI, seppure sotto le insegne nobili dell’europeismo, non entusiasma una porzione della sinistra. Rischia di essere percepita come riedizione fuori tempo massimo del «patto del Nazareno» tra l’ex leader del Pd, Matteo Renzi, e Berlusconi; o, peggio, come il tentativo del «vecchio sistema» di cercare una rivincita sul «nuovo potere» in nome della comune lotta contro i populismi. Il terreno di scontro, però, è scivoloso. Non tanto perché l’unione Europea non gode, a torto o a ragione, di grande popolarità. Il problema è che non si può dare per scontata la linea del governo.

I primi segnali all’ue, almeno dei Cinque Stelle, cercano di essere rassicuran­ti. «Non ci saranno forzature sul deficit», si fa sapere. Saranno rispettati i vincoli di bilancio. La sensazione è che anche sulla politica estera sia possibile un’evoluzione che eviti deragliame­nti. Governare promette di spingere Di Maio su posizioni internazio­nali meno eterodosse. Quanto alla Lega «filoputin», ieri ha assicurato di essere con «Usa, Nato e Israele». Manca l’europa, attaccata finora da Salvini. Ma anche da Beppe Grillo.

La non belligeran­za nelle giunte Se nasce il governo 5 Stelle-lega, potrebbe prendere forma anche un patto di non belligeran­za in alcune giunte locali

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