A morte la sposa bambina Campagna per proteggerla
Noura condannata in Sudan: uccise il marito che la violentava
violentarla. Il giorno dopo ci riprova di nuovo, senza l’aiuto del gruppo, credendo che lei abbia capito la lezione. Questa volta Noura ha le mani libere. Sotto choc per la violenza subita, reagisce al nuovo tentativo. E accoltella il marito. «Un omicidio brutale — ha detto il pubblico ministero Ali Hasan Abdulrahman ai media locali —. Lei ha persino impedito alla vittima di chiamare aiuto».
Magari l’aiuto del fratello, del vicino, la stessa compagnia del giorno prima? In giudizio, i familiari del marito avrebbero potuto accettare la «deya», la compensazione economica possibile in questi casi. Ma hanno rifiutato l’offerta, che sarebbe stata a carico delle ong per i diritti umani (la famiglia di Noura ha fatto perdere le sue tracce, trasferendosi altrove per timore di rappresaglie). Quelli non volevano i soldi ma la condanna a morte, l’impiccagione della moglie ribelle e sanguinaria. E l’hanno ottenuta. «Justice for Noura». Al contrario.
Questa mattina, gli avvocati di Noura Hussein depositano il ricorso, l’ultimo appello contro la sentenza. Si mobilitano le associazioni per i diritti umani, fuori e dentro il Sudan. Si mobilita dietro le quinte la diplomazia. Anche quella italiana, che quattro anni fa giocò un ruolo importante nella liberazione di Meriam Yehya Ibrahim Ishag, la donna condannata a morte per apostasia e adulterio. La giornalista Antonella Napoli, presidente di «Italians for Darfur» e autrice di Il mio nome è Meriam, dice che la storia di Noura è la conferma di quanto resti critica la situazione dei diritti umani (e in particolare delle donne) in un Paese che l’america per altro ha «premiato» di recente, abolendo le sanzioni economiche Noura con il suo violentatore
contro il regime genocida di Omar al-bashir. «Siamo in contatto con gli avvocati di Noura. Lei è devastata. Loro non si aspettavano la condanna a morte».
Noura non è sola. Neanche in patria. Come ha scritto sul Guardian l’attivista sudanese Yassmin Abdel-magied: «Una teenager ha ucciso il suo violentatore, e le donne musulmane lottano per la sua vita». Sentenza
● Noura Hussein aveva 16 anni quando è sfuggita al matrimonio combinato con un cugino ● Su Internet ha preso forza una campagna per salvare Noura dalla condanna a morte