Sorrento, il sindaco nega il chiostro francescano alla coppia gay
La denuncia: è proprietà del Comune, volevamo sposarci lì come tanti. La replica: rispetto per i religiosi accanto
SORRENTO (NAPOLI) Il trecentesco chiostro di san Francesco di Sorrento, ambitissima location ogni anno di centinaia di matrimoni civili, spesso tra stranieri, chiude le porte a una coppia gay intenzionata a contrarre un’unione civile. Così ha deciso il sindaco Giuseppe Cuomo «per rispetto» dei frati della struttura adiacente. I due giovani, il napoletano Vincenzo D’andrea e il suo compagno colombiano Beto non si sono arresi ma il rifiuto è stato irrevocabile. Alla fine la coppia ha optato per Villa Fondi, nel vicino comune di Piano di Sorrento.
Resta l’amarezza per l’accaduto. «Noi — racconta D’andrea — non ci siamo rivolti alla Chiesa, ma allo Stato italiano. Abbiamo scelto una struttura dove si celebrano tantissimi riti civili. Perché a noi è stata negata?». Il primo cittadino prova a spiegare la sua posizione. «Subito dopo l’approvazione della legge Cirinnà parlai della questione con i religiosi e convenimmo di porre un limite all’utilizzo del Chiostro. Non sono omofobo, ma credo sia giusto così. Per le celebrazioni delle unioni civili sono disponibili altre strutture comunali».
In realtà, i francescani sarebbero contrari all’utilizzo della storica costruzione anche per i matrimoni tra divorziati. Il business delle nozze nella città del Tasso è particolarmente fiorente. Per far celebrare il rito nel Chiostro si paga una cifra variabile tra i 500 e i mille euro secondo le previsioni di un tariffario ad hoc. Lo scorso anno il Comune ha incassato complessivamente circa 260 mila euro. E le date disponibili per il 2018 sono già quasi tutte esaurite. Resta la questione di fondo che riecheggia nelle parole di D’andrea. «La nostra battaglia deve andare avanti per gli altri. Qualsiasi coppia di cittadini italiani dovrà potersi sposare dove vuole, anche nel chiostro di San Francesco».