Corriere della Sera

«Penso sempre a te anche se ci hai lasciato da anni»

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Sono passati molti anni da quando ci hai lasciati ma il tempo non ha attenuato la memoria di te. Quando eri molto piccolo, la scoperta casuale della tua malattia ci aveva gettati in un baratro di dolore e di impotenza. Sapevamo tutti che la tua vita era legata a un filo: quello della scoperta di una cura che avrebbe potuto consentirt­i di sperare in un futuro. Da quel momento la tua vita è stata un susseguirs­i di ricoveri e di esami ai quali non ti sei mai ribellato. Tanti erano gli amici che ti circondava­no e i tuoi genitori hanno voluto per te una vita «normale». Giorno dopo giorno, però, il tuo respiro si faceva sempre più faticoso e avevi bisogno di un ausilio per avere ossigeno per i tuoi polmoni intaccati. Poi la speranza si riaccese quando finalmente si aprì per te la strada del trapianto. Sogno di breve durata! Le tue condizioni andarono peggiorand­o tanto da richiedere il tuo ricovero nel reparto di terapia intensiva. Tutti i giorni potevamo vederti per un’ora attraverso il vetro della tua camera: col tuo papà e la tua mamma potevi comunicare solo scrivendo su un quaderno. E su quel quaderno avevi scritto «grazie per tutto quello che avete fatto per me». Poi tutto è precipitat­o. L’ultima immagine del mio cuore vede la tua mamma togliere da una scatolina un pezzetto di ostia consacrata che ti ha messo tra le labbra, senza una lacrima. Perché dopo è il tempo delle lacrime.

La tua zia Silvia

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Ogni sabato pubblichia­mo il ricordo di una persona che ci ha lasciato

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