Il reporter Verseck nella «lista nera»
Sarà anche vero che «le stelle sull’ungheria non sono mai state così luminose», come ha detto il primo ministro Viktor Orbán iniziando il suo quarto mandato, ma la lista nera di giornalisti stranieri compilata recentemente dal quotidiano filogovernativo Magiar Idök proietta un’ombra oscura che la luce di quelle stelle immaginarie non riesce a cancellare. Uno degli accusati è il freelance Keno Verseck, 50 anni, collaboratore di Spiegel Online e di altre testate tedesche.
Verseck, che è nato a Rostock e ha lasciato la Germania Est prima della caduta del Muro, si è limitato a fare il suo mestiere con scrupolo. È quasi inutile ricordarlo. Non la pensano così invece a Magiar Idök (giornale vicinissimo a Fidesz, il partito di Orbán) dove accusano lui e altri suoi tre colleghi di «diffondere servilmente in tutto il mondo le più abominevoli bugie dell’opposizione». «Il governo — continua l’articolo — dovrebbe prendere delle contromisure». In un Paese dove il potere politico già controlla quasi tutto, la stampa estera va imbavagliata.
«Keno ama il Paese dove vive e parla la sua lingua», ha scritto la direttrice di Spiegel Online Barbara Hans in un editoriale contro il tentativo di «intimidire» i reporter inseriti nella lista nera. «L’ungheria, dove mi sono trasferito 35 anni fa, è parte della mia vita e della mia identità», ha raccontato Verseck a Deutsche Welle, osservando che quando i comunisti erano ancora al potere la gente aveva meno paura di parlare. «Tutto ciò — ha aggiunto — mi rende molto triste».
Intanto, a Bruxelles bisogna decidere come comportarsi con un leader che ritiene finita l’«epoca della democrazia liberale». Nel bilancio 2021-2027 è possibile ridurre i fondi europei destinati a Paesi come l’ungheria (e usati come sappiamo in modo distorto), tenendo conto di una serie di «valori fondanti». Si metterebbe tra l’altro fine a quella «cleptocrazia con i nostri soldi» di cui ha parlato nei giorni scorsi sul Corriere Federico Fubini. Si può e si deve farlo. Perché tutti questi aiuti, insomma, se l’unione, come dice Orbán, «deve funzionare come l’alleanza di Stati sovrani»? Aspettiamo una risposta.