Tigre, pavone, cuculo Lo zoo delle mamme
Una volta c’era solo la chioccia, ma ora le tipologie materne si sono moltiplicate. La più «funzionale»? Leggete qui
Esempi
● Antesignana è la mamma tigre, resa celebre dal libro Il ruggito della mamma tigre, scritto nel 2011 da Amy Chua, americana di origine cinese. È quella che con il suo ruggito pretende dal figlio il massimo impegno per il massimo risultato
● La madre libellula invece è sfavillante, il suo ruolo di madre non le basta. Si giustifica cosi: conta la qualità del tempo con i figli non la quantità. «Sciocchezze — dice Stefania Andreoli — il bambino ha bisogno di respirare l’odore della madre»
«Sono una mamma gatto» mi dice Sonia, forse identificandosi con il suo amico peloso che lei chiama «topone». «Me lo hanno fatto notare i miei figli: “Mamma tu sei sempre lì, ci osservi in silenzio. E poi ci critichi. Ci fai venire i sensi di colpa”. Però sono anche molto affettuosa», si giustifica. Lo «zoo delle mamme» — reso celebre dal libro Il ruggito della mamma tigre, scritto nel 2011 da Amy Chua, americana di origine cinese — continua ad affollarsi.
Gli stereotipi sono odiosi, ma osservarsi con un po’ di sense of humour può servire a capire qualcosa in più delle relazioni con i figli. «In effetti, mi pare di vedere in giro genitori che si prendono troppo sul serio», spiega Stefania Andreoli, psicoterapeuta che mette le mani avanti: «Per contratto sono portata a demolire le figure genitoriali, lavoro con gli adolescenti». Il modello educativo della mamma tigre, che con il suo ruggito spaventoso pretende dal figlio il massimo impegno per il raggiungimento del massimo risultato, resta uno dei più controversi, causa di infelicità per la stessa madre e di ansia per il figlio, ma non è certo l’unico. «Tra le tipologie più in auge c’è la mamma pavone, che poi evolve nella coccodrillo:
Coccodrillo
Sono quelle che si identificano con il figlio e tendono a inglobarne l’esistenza
sono quelle che si identificano con il pargolo, si sacrificano e, insoddisfatte, tendono a inglobarne l’esistenza. Hanno molto più desiderio di essere amate che di educare. Vogliono vedere i figli esposti nella vetrina sociale e giustamente si vantano del risultato raggiunto. Questi ragazzi, però, sono così belli ed efficienti e ti restituiscono così tanto il senso della vita, che non sai più farne a meno e non puoi più lasciarli andare», continua Andreoli. Scatta il ricatto morale: «Ti ho messo in mano la mia vita e tu ora porti i tuoi talenti altrove».
La coccodrillo è quella che vuole rimettersi il figlio nella pancia, per usare le parole di Gustavo Pietropolli Charmet. «La salvezza proviene dalla legge del padre-paletto nelle fauci, e oggi non è più importante sia quello biologico» ricorda Massimo Recalcati nel libro Le mani di mia madre. Capita poi che il temuto rettile muti in mamma canguro: «Si tiene il figlio nel marsupio quando ormai non è più tempo e dovrebbe lasciarlo andare per la sua strada». Non stanno meglio i figli della mamma dobermann, l’evoluzione del cosiddetto modello «spazzaneve»: «Spiana la strada, va avanti e sbaraglia gli ostacoli, impedendo al ragazzo di farsi gli anticorpi rispetto a frustrazioni e diffi- coltà — afferma Andreoli —. Non gli permette di capire che vivere è bellissimo e faticosissimo . I figli così si ritrovano in una vita che. anziché tridimensionale. è bidimensionale come un fondale di palcoscenico».
E la chioccia, figura morbida e soccorritrice, che tanti bamboccioni ha cresciuto? Sembra un po’ superata, fagocitata dalle moderne madri multitasking: la mamma piovra, che fa mille cose insieme (professionista, insegnante di yoga...); o la segugio, con quella propensione a spiare il ragazzo anche con i nuovi device che manovra come un hacker. E ancora la cuculo — va a deporre le uova di nascosto nei nidi altrui — la nuova compagna di papà, la mamma acquisita. «Tutte queste mamme hanno caratteristiche importanti — interviene Maria Rita Parsi —. Se la loro fatica non viene riconosciuta dal padre e dalla collettività viene scaricata sui figli. Che devono essere bravissimi, così la mamma pavone si può beare. Oppure come quelli della mamma coccodrillo, che per evitarne le frustrazioni le restano accanto il più a lungo possibile; idem quelli della chioccia, felice se si vede circondata dalla figliolanza». Il fatto nuovo e preoccupante è che i figli si prestano a queste deviazioni «colludendo con lo stile della mamma e senza mettersi di traverso — continua Andreoli —. Perché queste giovani generazioni sono le meno ribelli di sempre». La mamma più funzionale? «Quella che concede al figlio lo spazio per venire attaccata». Se l’adolescente non si ribella preoccupatevi, dice l’esperta citando Charmet: «Bisogna imparare a odiare chi si ama».
I figli vanno rispettati. «Il regalo che la madre può fare al bambino è curare il proprio equilibrio fisico e mentale, una vita rispettosa dei ritmi veglia-sonno, dell’alimentazione» conclude Maria Rita Parsi. Non ci sta a demonizzare le donne: «Cercano di essere indipendenti, di realizzarsi, anche in vista della instabilità che la famiglia moderna può ritrovarsi ad affrontare, ma per farlo sono costrette a delegare il loro ruolo di madre a nonni, baby sitter, asilo. I padri e la società devono supportarle sapendo che i primi anni di vita di un bambino sono quelli determinanti nella vita».
Dobermann Spianano la strada, impedendo al ragazzo di farsi gli anticorpi per sopportare le sconfitte
Piovra
Sono multitasking: con i device spuntano ovunque e colonizzano lo spazio del figlio