Per vincere il dolore
Cristina a Orticola: «Ho salvato il giardino che ha curato il papà dopo l’assassinio di mia sorella»
L’evento
Orticola 2018, ai Giardini Pubblici Indro Montanelli di via Palestro (ancora oggi e domani; 9.3019.30; www.orticola. org) ospita 160 espositori, mentre Fuoriorticola coinvolge 11 musei cittadini e le vetrine dei fiorai. Ingresso: 11 euro, gratis dai 16 anni in giù se accompagnati). Da 23 anni il ricavato è devoluto al verde cittadino. (An. Tag.) U n giardino che racconta la storia di una famiglia. La passione del padre Luigi per le iris barbate, piantate per consolidare il terreno scosceso, e che poi ha ibridato per 35 anni. Creando specie color aragosta e arancio, amaranto e rosa pallido. Si era innamorato di questi fiori generosi e rustici e poi, quando la figlia Paola è stata assassinata sedici anni fa da uno sconosciuto, è in quel giardino, nelle sue iris, che Luigi Mostosi ha cercato una cura per il dolore. «Il nostro era il classico giardino della seconda casa, un posto dove stare insieme, dove riposare. E ha seguito l’evolversi della nostra famiglia. Dopo la morte di mia sorella, mia madre si è chiusa in se stessa, io mi sono separata e per mio padre la terra è diventata una risorsa energetica. Qualche anno fa i miei genitori sono morti a pochi mesi di distanza l’uno dall’altra, e da allora l’eredità botanica di mio padre, Il Giardino Le Iris di Trebecco, 25 chilometri da Bergamo, è la mia fonte di benessere e buona parte della mia attività», racconta Cristina Mostosi, 54 anni, una delle espositrici presenti a Orticola, la mostra mercato di fiori e piante allestita ai Giardini Pubblici Indro Montanelli oggi e domani.
«Ho preso un part-time verticale e per tre giorni alla settimana sono in banca a Bergamo, dove svolgo un’attività in ambito legale. Poi sono al lavoro in giardino, che è cambiato rispetto a come lo aveva impostato mio padre. Ho distribuito diversamente le sue iris, che chiamo “piante guerriere”, perché hanno bisogno di poche cure e poca acqua, ho fatto terrazzamenti, aggiungendo graminacee ed erbacee. Ho anche ricostruito i muri: papà aveva lasciato andare i muretti a secco», continua Cristina Mostosi. E qui viene fuori un aspetto del giardinaggio che solo chi lavora la terra con le proprie mani conosce. Cristina ha un terreno scosceso. Per accedere da una zona all’altra si fanno 50 scalini. «Nessuno ha voluto lavorare il mio giardino: troppo faticoso. Mi hanno detto tutti: “Signora, chiuda a chiave e butti quei fiori”. Avrei dovuto buttare le iris che mio padre ha registrato all’american Iris Society», racconta ridendo. Così i muretti li ha rifatti lei: più guerriera delle sue iris. In due anni, con un amico muratore, ha portato in fondo al ripido giardino sette bancali di mattoni. «Ogni bancale contiene 72 mattoni e ogni mattone pesa 15 chili e 800 grammi», ride ancora, mentre mostra le mani con tagli che, assicura, non verranno più via.
Ma le ferite che la terra può curare sono più profonde di quelle visibili. Cristina Mostosi oggi investe tutto nel Giardino delle Iris di Trebecco (www.leirisditrebecco.it) che, da questa primavera — come da tradizione anglosassone — è aperto al pubblico, con corsi di acquerello e composizione floreale, slow-week tra fiori e percorsi eno-gastronomici. «Il giardino dà benessere — conclude la “giardiniera-guerriera” — e per me è diventato il fulcro di tanti progetti botanici. Come portare in Italia il turismo floreale».
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Ho il terreno scosceso, nessuno ha voluto aiutarmi a rifare i muretti