Io, amante di un uomo sposato non riesco a voltare pagina
Come finisce una storia che non è una «vera» storia? Me lo chiedo ogni volta che mi imbatto nel racconto di un’amante (l’ultima, quella di Giulietta, la trovate sulla rubrica #sessoeamore online oggi http://27esimaora. corriere.it/sessoeamore/). Non ho scritto «un’amante» al femminile a caso: la maggior parte delle storie di relazioni non ufficiali mi vengono raccontate dal «terzo vertice» del triangolo e quasi sempre si tratta di una lei. Non mi chiedo (e non chiedo loro) perché si siano innamorate e amino una persona che non dà loro la felicità che meriterebbero. Penso che spiegare l’amore sia difficile se non impossibile e credo che la felicità (che per altro è soggettiva) non debba per forza essere un elemento per valutare una situazione. Invece mi chiedo: come si passa dalla difesa di un amore complicato, al quale si tiene così tanto da accettare un triangolo, alla fine dello stesso? La fine di una storia ufficiale, se vogliamo, è più semplice da spiegare e analizzare.
La fine di una storia clandestina resta carica di «se» e «ma»: a tenere legata la terza persona spesso sono le speranze più che le certezze e sono queste, più che l’amore, a rendere difficile la chiusura. Anche Giulietta è imprigionata in una situazione di questo tipo. La relazione con il suo lui, sposato, le va stretta: si vedono poco, lui non le dà nessuna sicurezza sul futuro né sembra intenzionato a mettere in discussione il suo matrimonio. Lei si sente sola, impotente, triste. Non sa cosa fare. Non riesce ad andare oltre: ha provato a cercare altre relazioni, ma senza successo. «Amo lui», ammette. E continua ad aspettare. gretascl