Niente intesa, Ilva a rischio chiusura Cinque Stelle e Lega: bisogna trattare
Botta e risposta tra Emiliano, Camusso e Calenda. Il ministro: populismo sindacale
Il destino di Ilva appare ROMA appeso a un filo. La rottura della trattativa sulla cessione ad Arcelor Mittal degli stabilimenti di Taranto e di Cornigliano (Genova) evoca le vicende di Alitalia e Almaviva. Vertenze irrisolte con lavoratori esposti agli umori della politica e delle relazioni industriali. Nel caso di Ilva le certezze delle ultime ore consistono nel fatto che a Taranto da lunedì inizieranno le assemblee dei lavoratori per valutare eventuali forme di mobilitazione. L’altro punto fermo è l’acquirente Arcelor Mittal che ieri ha ricordato: «L’acquisizione di Ilva è stata approvata dalla Commissione Ue e noi pensiamo di chiudere questa acquisizione entro il secondo trimestre del 2018». Un annuncio che deve fare i conti con lo strappo consumato tra il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, e i sindacati.
La bocciatura del piano avanzato dal governo è secca, poiché non assicura l’assunzione da parte del compratore di tutti i 14 mila lavoratori dell’ilva, mantenendo, tra l’altro, le stesse condizioni contrattuali. «C’è solo il no a tutti e tutto. Un altro caso di populismo sindacale» è lo sfogo di Calenda, che riassume la proposta rivendicandone contenuti e caratteristiche. L’offerta sul tavolo è quella tratteggiata nelle decine di incontri e riunioni tra ministero e sindacati. In breve, come ricordato da Calenda, l’acquirente si impegna ad assumere 10 mila persone a tempo indeterminato con tanto di articolo 18 e mantenimento delle condizioni, altri 1.500 lavoratori saranno assunti con le stesse garanzie in una società costituita con l’agenzia pubblica Invitalia. Per il resto dei lavoratori (circa 2.400) il piano prevede che rimangano in capo all’amministrazione straordinaria, beneficiando di un incentivo all’esodo di 5 anni di cassa integrazione e fino a 100 mila euro. Le parole di Calenda, che però aggiunge «la porta del ministero è sempre aperta», e lo stallo del negoziato alimentano l’intervento dei leader sindacali. «Calenda non merita replica, era cosciente quando faceva una proposta che non rispondeva alle nostre condizioni», dice Susanna Camusso (Cgil). I segretari Furlan (Cisl) e Barbagallo (Uil) spingono per la ripresa della trattativa, mentre il Governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano, è netto: «Il ministro ha fallito ed è un incapace che non si è fatto carico né dei tarantini né dei lavoratori dell’ilva». Sul versante politico il caso Ilva impone a Lega e M5S di confrontarsi con un dossier complicato. I leghisti escludono la chiusura dello stabilimento, mentre i parlamentari M5S si apprestano ad avviare un tavolo con le organizzazioni sindacali.