Npl e risparmio, Mediobanca con profitti a 682 milioni
Mediobanca tocca i nuovi record con ricavi a 1,8 miliardi (+9,1%) e un utile netto a 682 milioni, in rialzo dell’11% nei nove mesi del bilancio 2017/2018. La trasformazione di Piazzetta Cuccia in banca di investimento e insieme di gestione del risparmio è ormai consolidata, ha spiegato il ceo Alberto Nagel: «Il 30% di redditività netta sul fatturato ci induce a pensare quanto questo modello di business è diventato redditizio e ha una marginalità unica non solo sul mercato italiano ma anche su quello europeo», e ha indicato il payout nella parte alta della forchetta 40-50%.
A trainare il margine di interesse è in buona parte il credito al consumo di Compass, +6,1%, mentre le commissioni (+13,6% a 456,6 milioni) salgono soprattutto grazie alla gestione del risparmio, con masse gestite cresciute a 36,5 miliardi. In particolare sono consolidate le acquisizioni nel wealth management come Esperia e, da inizio marzo, della svizzera Ram, accanto a Chebanca! e Cairn. E sale il patrimonio, dal 12,9 al 13,9%.
Danno una spinta ai conti anche l’investment banking, in particolare l’advisory in tutte le operazioni sugli Npl delle banche italiane, nonché il recupero di Generali, il principale investimento della banca milanese, oggi con una quota del 13% destinata a scendere al 10%. Generali è al centro di un riassetto che vede l’ingresso e il rafforzamento di soci italiani come Francesco Gaetano Caltagirone, Leonardo Del Vecchio e la famiglia Benetton. «Tutti gli azionisti italiani di prestigio, il meglio che c’è nell’imprenditoria italiana, sono un fattore positivo», ha detto Nagel, «ma è nella tradizione di Generali che debba avere una presenza crescente all’estero» e questo si riflette anche nell’azionariato. Il convitato di pietra sono i francesi come Vincent Bolloré, socio nel patto che regge Mediobanca con il 29%, anche se non risultano ad oggi disdette da parte del bretone.
Sta dando frutti anche la partecipazione in Rcs, di cui Mediobanca è socio al 6,5%. «Rcs è un’azienda molto importante e di grande prestigio. Oggi è gestita da un imprenditore particolarmente capace e quindi noi non abbiamo nessuna fretta di uscire dal capitale. Abbiamo più interesse ad accompagnare Urbano Cairo in questo percorso, a sostenerlo anche perché è solo inizio dell’opera e quindi altro lavoro e sicuramente altri risultati arriveranno», ha dichiarato Nagel, protagonista nell’estate del 2016 dello scontro a colpi di opa proprio con Cairo per il controllo della casa editrice del Corriere della Sera anche con esposti contro lo stesso Cairo, oggi primo socio di una Rcs che per la prima volta è tornata all’utile dopo 10 anni.