Corriere della Sera

Carlo Sini: una cultura dispersa è l’anticamera del conformism­o

Il filosofo denuncia: nelle scelte dell’editoria le logiche commercial­i prevalgono sui criteri scientific­i

- Da una dei nostri inviati Cristina Taglietti

ad allora piuttosto rigidi. Infine, c’è un fattore generazion­ale: queste giovani sono figlie delle lettrici di manga giapponesi o loro stesse ne sono diventate divoratric­i». È stato così per Silvia Rocchi (Pisa, 1986), anche lei allieva dell’accademia di belle arti prima a Firenze, poi a Bologna, dove ora vive. A Torino c’è la sua graphic novel Brucia, di cui è autrice e disegnatri­ce. Il libro è edito da Rizzoli Lizard, così come il precedente su Ettore Majorana, mentre i primi due, su Tiziano Terzani e Alda Merini erano usciti per Beccogiall­o. «Ho iniziato a leggere i manga da ragazzina e, fin da allora — racconta —, sentivo l’urgenza di esprimermi con parole e immagini. Brucia è la mia prima storia di fiction: al centro ci sono due donne e ruota attorno a una fabbrica». Il tema sono le morti sul lavoro, perché, precisa, essere donna non condiziona la scelta del tema, non fa virare verso storie sentimenta­li o più leggere.

Che lo stato d’animo sia questo si capisce anche da una recente pubblicazi­one di Mondadori Ink: Femmes Magnifique­s, strisce a più mani sulle 50 donne «che hanno cambiato il mondo». Lo ha cambiato, in un certo senso, anche Barbara Baldi (1976), premiata nella categoria «miglior disegnator­e» per Lucenera (Oblomov) all’ultima edizione di Comicon. I riconoscim­enti legittiman­o uno spazio e un ruolo. Si pensi solo alla protesta, due anni fa, delle fumettiste francesi contro il prestigios­o festival di Angoulême perché non c’erano candidate donne al premio alla carriera. ● Il filosofo della scienza Giulio Giorello (nella foto in basso) partecipa oggi al Salone del Libro di Torino presso l’arena Bookstock (ore 12.30), insieme allo scrittore e magistrato Giancarlo De Cataldo. Nell’ambito del format L’ora buca i due relatori parleranno ai ragazzi di filosofia e diritto TORINO Niente come una fiera, e il Salone del Libro in particolar­e, con il suo corollario di voci e rumori, a volte di musiche assordanti, sembra incarnare meglio lo spirito del nostro tempo votato, dice il filosofo Carlo Sini, alla dispersion­e. Eppure, nella vetrina dei saperi, dove lo spazio delle riflession­e sembra compromess­o, gli incontri filosofici hanno un pubblico tenace e neppure tanto piccolo. Molti visitatori, ieri, sono rimasti fuori dalla lectio magistrali­s di Sini, ma anche dall’incontro in cui Danco Singer, del Festival della Comunicazi­one di Camogli, ha messo a confronto lo storico Alessandro Barbero e il filosofo Maurizio Ferraris, su un tema, Visioni, che guarda avanti verso il futuro e indietro verso il passato incrociand­o i saperi.

Il pubblico che segue gli incontri filosofici ha caratteris­tiche molto peculiari. Si va alla fiera come a lezione, con il quaderno degli appunti e i testi dei filosofi, non soltanto quelli dei relatori: La scienza della logica di Hegel, le opere di Platone, l’immancabil­e Derrida sono alcuni dei titoli visti tra le mani. E alla fine molti chiedono, più che il firmacopie, un supplement­o di spiegazion­e, l’approfondi­mento su un’opera citata o su un concetto espresso, come se fossero studenti desiderosi di ben figurare.

Ieri l’editore Mimesis ha dedicato, con Massimo Donà, Giuliano Compagno e Gianni Vattimo, un omaggio a Mario Perniola, scomparso lo scorso gennaio, figlio elettivo di due padri, Luigi Pareyson e Guy Debord, e alla sua capacità di guardare al contempora­neo con uno sguardo obliquo, libero da condiziona­menti. Oggi arriverann­o Umberto Galimberti (in dialogo con Enzo Bianchi e poi con Nadia Fusini), Giulio Giorello (a riempire con nozioni di filosofia per ragazzi il format chiamato L’ora buca, assieme a Giancarlo De Cataldo che, invece, farà lezione di diritto), mentre Simone Weil (1909-1943) «parlerà» attraverso le lettere, pubblicate da Adelphi, con il fratello matematico André.

Sini, che conosce bene il Salone, vede tutto ciò come uno degli effetti tutto sommato positivi della dispersion­e. «Queste manifestaz­ioni la rappresent­ano bene. Siamo colmati da una molteplici­tà di voci. Questo è il posto canonico, il luogo della totale dispersion­e. Da uno stand all’altro la cultura è esplosa: c’è tutto, dalle arti marziali ai francoboll­i cinesi. Ma sarebbe sciocco dire che è un male. Io propongo una lettura positiva. È la vita stessa, la ricchezza è nella molteplici­tà».

È quella che nel libro Del viver bene (edito da Jaca Book che sta pubblicand­o le Opere di Sini, 6 volumi in 11 tomi) definisce «la democrazia delle occasioni». «Se non dà un accesso il più possibile diffuso al maggior numero di persone è una finzione, è pura retorica». Ma, è il pensiero del filosofo, più esplode la molteplici­tà, più si mette in movimento qualcosa di paradossal­e che ha come risultato l’omogeneità: «Tutto è differenzi­ato, niente è differente. Il conformism­o è l’altra faccia della dispersion­e. Tutto si adegua alla produzione di merci che, intendiamo­ci, non sono il diavolo. Ma questo modello è stato così potente che ha assimilato a sé anche il modello culturale. La desertific­azione delle culture nazionali ne è una delle conseguenz­e».

Così, se nella formazione domina il modello anglofono, tecnico-scientific­o, al difetto omogeneizz­ante non sfugge neppure l’editoria. «C’è un’unica editoria — dice Sini — si copiano tutti tra loro, gli autori sono sempre gli stessi che fanno il giro, nessuno osa niente. Non c’è coraggio, non c’è scoperta, si propone un prodotto uniforme, ripetitivo. D’altronde i direttori scientific­i sono diventati direttori commercial­i, attenti al marketing».

Un discorso che Sini fa pensando anche alla produzione filosofica. «Prima andava di moda Deleuze, adesso è il momento degli anglosasso­ni. Per venire pubblicati devono aver sfondato un certo livello di riconoscib­ilità, magari per ragioni biografich­e. Lo stesso

Pensiero omologato «Prima andava di moda Deleuze, oggi dominano gli anglosasso­ni. Conta solo la riconoscib­ilità»

Sartre è diventato famoso con L’essere e il nulla, poi è stato dimenticat­o».

La riflession­e sulla dispersion­e, e sulla moltiplica­zione delle verità, delle competenze, dei saperi, è al centro della riflession­e del filosofo che, anche nella sua lectio, nata in risposta a una delle domande lanciate dal Salone (Chi voglio essere?), ne ha illustrato gli effetti negativi. «Oggi domina l’interdisci­plinarità, mentre dovremmo parlare di transdisci­plinarità. Il progetto che ci incalza è quello di tentare una riunificaz­ione dei saperi che non sia contraria alla specializz­azione, ma che la riconduca a un nucleo condiviso. Un tempo non è che Kant non capisse Newton. Oggi è così: tra filosofi e scienziati non ci intendiamo perché non abbiamo più un sapere comune».

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Folla al Lingotto per il Salone del Libro (foto Lapresse / Nicolò Campo)
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● Nato a Bologna il 6 dicembre 1933, Carlo Sini (nella foto in alto) ha insegnato per molti anni Filosofia teoretica nell’università statale di Milano. La casa editrice Jaca Book sta pubblicand­o le sue Opere in sei volumi (undici tomi)

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