Chris Lee, il braccio glamour dell’armata cinese del cinema
Inaspettata accoglienza per la popstar-attrice sulla Croisette E Hollywood chiude sempre più accordi con il Paese asiatico
CANNES L’accoglienza, lunedì scorso all’aeroporto di Nizza è stato simile a quello della giurata Kristen Stewart: folla di fan, guardie del corpo, video immediatamente rimbalzato e condiviso dai social. Si tratta di Li Yuchun, meglio nota con il nome d’arte Chris Lee. Popstar, attrice, produttrice. Non ha film in gara ma non si perde un tapis rouge, con gli stilisti che fanno a gara a vestirla. Fascino androgino, lontana dai canoni tradizionali di bellezza, venerata dal pubblico giovane. Aveva 21 anni quando, nel 2005, taglio di capelli alla Ziggy Stardust, alle spalle la provincia profonda di Sichuan, ha sbaragliato centinaia di concorrenti vincendo Supergirl, un pop idol cinese.
Da allora ha costruito il suo mito — nel 2013 ha vinto il Best worldwide Act agli Mtv Europe Awards — alimentato da un fan club più influente di tutto il Paese e debuttato nel cinema (l’ultimo film è uno dei maggiori successi di sempre al box office). Oggi Chris Lee è celebrità della scena cinese, potente e coccolata, una delle ambasciatrici di un divismo che è il braccio glamour di un’armata sempre più agguerrita e che qui sulla Croisette detta le sue regole.
È un anno cruciale per la Cina. In giuria c’è Chang Chen, attore che si è fatto conoscere grazie a La tigre e il dragone di Ang Lee e a registi come Wong Kar Wai e Hou Hsiaohsien. In gara è tornato Jia Zhang-ke (Leone d’oro a Venezia per Still Life) con Ash is the purest white con la divina Zhao Tao, sua moglie. In Un certain regard concorre il giovane Bi Gan (Long day’s journey into night) con un’altra attrice rinomata, Tang Wei.
Ma dove la Cina domina la Il mercato
● Il China Coproduction Day è l’incontro annuale che si tiene a Cannes tra produttori cinematografici cinesi e internazionali: è il luogo dove gli operatori occidentali puntano a chiudere accordi per un mercato vastissimo scena, ancor più che il festival, è il Marchais. Ieri si è tenuto per il terzo anno l’atteso China coproduction Day: un partner cinese può fare la differenza, gli operatori occidentali puntano a chiudere accordi. Vendere un film in quel mercato — dove gli spettatori crescono vertiginosamente in controtendenza con il resto del mondo — è cruciale.
Molti progetti hollywoodiani ormai si chiudono solo grazie a compartecipazione cinese (vedi il nuovo Terminator con il colosso Tencent, o Avengers: Infinity War sostenuto dalla Huayi Brothers). L’obiettivo è anche rendere appetibile in Occidente il prodotto cinese. Per esempio, la produttrice Josie Ho (figlia del magnate dei casino di Hong Kong) cerca accordi per portare al cinema la saga dello scrittore Jin Yong, la Trilogia del Condor, sulle orme di Qui a fianco, da sinistra, l’attore cinese Liao Fan, l’attrice Zhao Tao e Jia Zhang-ke, regista di «Ash is Purest White»; sotto, sempre da sinistra, l’attore sud coreano Hwang Jung-min, il regista Yoon Jong-bin, Lee Sung-min e Ju Jihoon, protagonisti di «Gongjak (The Spy Gone North)». A destra, la popstar cinese Li Yuchun, nota come Chris Lee Tolkien o i fumetti Marvel. La piattaforma Youku di Alibaba ha grandi ambizioni anche produttive e fa accordi anche la Amblin di Steven Spielberg e Netflix che ha acquistato i diritti della commedia campione di incassi Us and Them, debutto alla regia di un’altra popstar, Rene Lui. Ancora, una delle hit del Marchais 2018 è 355 la spy story che Jessica Chastain promuove con la sua Freckle Film e un cast di stelle internazionali: Cruz, Cotillard, Lupita Nyong’o e Fan Bingbing, altro volto dello star system targato Cina.
Dove, come in Occidente, sono i gusti dei millennial a dettare legge. Chris Lee lo ha capito prima di altri. E avverte: «Con il continuo boom dell’industria cinese vi do un consiglio: non ignorate il potere delle donne».