Corriere della Sera

Volante di F1, tra leve e bottoni un rebus da risolvere a 300 all’ora

Un labirinto di sigle, più di 25: c’è chi cerca aiutini e chi sfrutta i colori

- DA UNO DEI NOSTRI INVIATI Daniele Sparisci

BARCELLONA Girare manopole a 300 all’ora, rifarlo in curva fra bandiere gialle, sorpassi,duelli e inseguimen­ti, magari sotto la pioggia. Più di venticinqu­e, fra tasti, manettini e levette, da stampare nella memoria, il volante è la fotografia della complessit­à tecnologic­a della Formula 1. Roba da impazzire per l’automobili­sta della strada: più che macchine sembrano caccia militari. Capita di rado di tenerli in mano volanti così perché le squadre sono gelose dei loro segreti: carbonio puro, ogni esemplare pesa un chilo e mezzo circa, costa quasi come un’auto di lusso (si parla di decine di migliaia di euro) e ha un software dedicato.nel labirinto di sigle è impossibil­e avventurar­si senza una guida, persino Nico Rosberg teneva bigliettin­i nell’abitacolo per non dimenticar­e niente. Ride Marcus Ericsson davanti al garage dell’alfasauber, lo svedese alla sua quinta stagione in F1 ricorda gli inizi: «È come un esame a scuola. Gli ingegneri ti danno un manuale di istruzioni alto come un libro, devi studiarlo da cima a fondo. Quando sali per la prima volta in macchina devi avere tutto in testa, fa parte del nostro lavoro. Un pilota moderno deve essere multitaski­ng e non perdere mai la concentraz­ione. Ci si abitua in fretta».

Sarà, ma da dove iniziare questo corso accelerato? Tralascian­do gli aspetti più noti — i paddle del cambio nella parte posteriore e le leve della frizione — quasi tutto ruota intorno al manettino «Mode» che gestisce le modalità del motore termico e dei due motori elettrici nelle varie fasi della gara. Domani Marcus lo imposta su «Rs» per la partenza: servono spunto e controllo. Entra la safety car? Passa su «SF» e l’auto «entra in sonno». Deve spingere? Va su «Push», che è diverso da «Q-push» e si utilizza solo in qualifica. Per attacco e difesa, durante il Gp, c’è la modalità «Ad» che rende l’alfa più «aggressiva». Finito qui? Macché. Più in alto c’è la rotella per il differenzi­ale, il meccanismo che gestisce il trasferime­nto della coppia motrice fra le due ruote posteriori: «Si cambia in entrata, in mezzo o in uscita dalle curve». Ogni comando «fisico», assieme ai tempi sul giro, ai giri del motore e ad altri parametri, viene replicato sullo schermo ad alta risoluzion­e.

Come in un videogame esistono sequenze rapide di tasti per attivare i comandi senza toccare i manettini. Un rompicapo. Quello strumento al centro con lettere «A-B-C-D» interviene su alcune calibrazio­ni più specifiche della power unit: «È per il fine tuning». Mettendolo su «turbo», per esempio, ci sono altre dodici combinazio­ni possibili. E cos’è quel bottone arancione ,«Ot»? «Si usa per i sorpassi, ti dà un boost come in Super Mario Kart». Leggi «R» e pensi alla retromarci­a e invece si attiva la radio per parlare con i box. «Proviamo a semplifica­re il più possibile — spiega Soren Ebbesen, ingegnere delegato ai sistemi del team svizzero — nelle grafiche usiamo molto i colori perché quando sei sotto stress il cervello li recepisce più velocement­e del testo».

Chissà che cosa direbbe oggi Tazio Nuvolari che vinse guidando con una chiave inglese al posto del volante.

Il trucco di Nico Nico Rosberg teneva dei bigliettin­i nell’abitacolo che lo agevolavan­o

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