Nasce il festival di Musica sacra La Scala va in trasferta a Pavia
Chailly: «Si riempie il vuoto d’ascolto di un patrimonio straordinario»
«T ra le più belle pagine scritte dai compositori di tutti i tempi ci sono quelle di musica sacra — assicura Alexander Pereira —. Pagine create per le chiese, dove però purtroppo si eseguono di rado. Talora manca l’organo, o lo spazio è troppo ristretto per l’ensemble o non si dispone delle risorse economiche necessarie. Infine, la riforma liturgica del Concilio Vaticano II non ha certo aiutato».
Ragion per cui la grande musica sacra da noi si ascolta poco. E allora il sovrintendente della Scala, forte di una analoga precedente esperienza a Salisburgo, ha deciso di rispettare un impegno preso al suo arrivo a Milano: valorizzare il repertorio sacro. E allo stesso tempo portare la Scala fuori dal Piermarini. Due obiettivi centrati: un festival di Musica sacra da far nascere a Pavia. Città nelle cui chiese e basiliche da sabato al 27 maggio arriveranno alcuni grandi interpreti internazionali.
Primo appuntamento alla Basilica di San Michele con il capolavoro ultimo di Rossini, la Petite Messe Solennelle eseguita dal Coro della Scala diretto da Bruno Casoni, solisti Rosa Feola, Veronica Simeoni, Francesco Meli, Gianluca Buratto. Il giorno dopo, al Collegio Borromeo Cantate di Bach con il Monteverdi Choir e gli English Baroque Soloists di Eliot Gardiner. Martedì 22 in Duomo, l’imperdibile Requiemdi Verdi, Riccardo Chailly alla guida di Coro e Orchestra scaligeri, solisti Tamara Wilson, Ekaterina Gubanova, René Barbera, Ferruccio Furlanetto. Mercoledì 23 la star è Cecilia Bartoli, che torna in Italia dopo lunga assenza, al Teatro Fraschini, per l’omaggio a Manuel Garcia con Les Musiciens du Prince diretti da Gianluca Capuano, tenore Javier Camarena. Venerdì 25 recital organistico di Martin Haselböck in Santa Maria di Canepanova e domenica 27 si chiude con la Missa solemnis in do minore di Mozart, scritta da lui bambino di 9 anni per i bimbi dell’orfanotrofio di Vienna. A San Michele la canteranno il Coro di Voci Bianche dell’accademia della Scala diretto da Casoni, Giovanni Antonini sul podio del Giardino Armonico, anche per La Roxelanedi Haydn.
«Questo festival — interviene Chailly — va a riempire un vuoto di ascolto di un patrimonio straordinario attraverso capisaldi della musica sacra. Eseguire il Requiem di Verdi nel Duomo, il risuonare dell’attacco formidabile di violoncelli soli sotto quelle sacre volte è il modo migliore per farlo arrivare nelle più profonde vibrazioni dello spirito. Per me milanese, inevitabile pensare all’emozione di Verdi stesso, che per primo lo diresse in San Marco per la morte di Manzoni».
Un brano sacro inscindibile dall’anima del maestro. «Sono credente e questo Re- quiem, dalla scossa tellurica del Tuba Mirum alla semplicità struggente del Lacrymosa, è per me più che un’esecuzione una preghiera». Nelle prossime settimane lo porterà anche all’elbphilharmonie di Amburgo e alla nuova Philarmonie di Parigi. «Sale tra le più avanzate acusticamente. Dopo la commozione eloquente della chiesa, l’esaltazione somma del suono in due templi dell’ascolto».
«Ma se quest’anno il festival proporrà per ragioni di tempi solo musiche delle tradizione cristiana, dal prossimo si aprirà a tutte le altre — promette Pereira, sostenuto nell’impresa dalla Fondazione Banca del Monte di Lombardia —. Da quella buddista all’ortodossa, dai canti sufi agli inni protestanti, dalle sonorità ebraiche alle scintoiste». Senza dimenticare la musica contemporanea: «Penso a Arvo Pärt, Sofija Gubaidulina, Olivier Messiaen... E tra un concerto e l’altro molti incontri interreligiosi. Perché attraverso la musica si favorisce la cultura della pace».