Corriere della Sera

Da Corato (Puglia) a Grenoble «Quando sul Frejus passavamo noi»

- dal nostro inviato a Grenoble Stefano Montefiori

«Quando sono arrivato di notte in cima alla montagna, passando a piedi per il Frejus, ho visto in basso le luci di Modane, la Francia. Nevicava e mi sono detto “ma che posto è, siamo a giugno e nevica”. Ero con mio padre, avevo 14 anni, vedere quelle luci mi ha fatto impression­e: capivo che cominciava una nuova vita». Seduto a un tavolino della sua associazio­ne, a 84 anni il signor Savino Ferrara racconta di quando fu lui a fare il cammino oggi intrapreso dai migranti somali o eritrei, che passano a piedi per le montagne dall’italia alla Francia e possono incontrare, a seconda delle giornate, gendarmi che li fermano, volontari che li aiutano o estremisti di destra che gridano loro di tornarsene da dove sono venuti.

«Nino» Ferrara, settant’anni fa, arrivava non dal Sudan ma da Corato, a 40 chilometri da Bari. «Ero clandestin­o come questi migranti, non avevo i documenti. Nel 1948 non era come adesso, non ci si poteva trasferire da un Paese all’altro senza un contratto di lavoro. Il viaggio è durato cinque giorni, sulla montagna è venuto a prenderci una guida, un passeur, mio padre l’ha pagato e lui ci ha accompagna­to fino alla strada, dove ci aspettava una macchina che ci ha portato fino a Grenoble».

Gli abitanti di Corato hanno cominciato a emigrare verso Grenoble nei primi anni Venti, per lavorare o sfuggire al fascismo. «In quella prima on- data c’erano i miei genitori racconta Victor Tarantini, 80 anni, vicepresid­ente dell’associazio­ne, ma allora era più facile perché quasi tutti avevano ad aspettarli un posto nelle fabbriche e quindi i documenti in regola. Io sono nato qui a Grenoble. Ho sposato una francese, e ho potuto studiare, sono ingegnere».

In quasi un secolo l’emigrazion­e da Corato a Grenoble è stata così importante che nella regione abitano tra 25 e 30 mila coratini o francesi originari di Corato. Nel 1984 Savino Ferrara ha fondato l’«associatio­n des Coratins de Gre- noble», «perché non volevo che si perdesse il ricordo delle nostre origini». Gli anziani giocano a carte, parlano di ciclismo. Le due città sono gemellate: in fondo a avenue de Corato c’è un ulivo, in Piazza Grenoble un albero di noce. Lo scorso 10 aprile il sindaco di Grenoble, Eric Piolle, ha incontrato a Corato il sindaco Massimo Mazzilli.

Molto tempo prima del progetto Erasmus, l’europa, o quel che ne resta, l’hanno fatta anche persone come Ferrara e Tarantini, che hanno sopportato per anni di essere chiamati con disprezzo «macaroni» e oggi sono fieri di sentirsi integrati come francesi, che sono amici ma soprattutt­o figli, nuore, nipoti. Si parla francese, poi si passa all’italiano e anche un po’ al dialetto pugliese: l’«identità plurale» teorizzata da Daniel Cohn-bendit è vissuta con naturalezz­a.

Nel dopoguerra il clima era diverso. Gli italiani abitavano ammassati nel quartiere Saint Laurent, al di là del fiume Isère. Il ponte sospeso lo collegava al resto della città, ma nessun francese osava attraversa­re il ponte in senso opposto «perché giravano leggende terribili, come se da noi ci fossero risse, furti e omicidi ogni giorno — racconta Tarantini —. Proprio come si sente dire adesso delle periferie di Parigi».

Saint Laurent oggi a Grenoble è la classica zona ex popolare rinnovata e diventata alla moda. Ci sono spazi culturali, gallerie d’arte, le pietre del Seicento sulle facciate delle case ristruttur­ate sono state riportate alla luce. In un angolo c’è un canestro per giocare a basket. «Ma prima c’era il lavatoio dei coratini - racconta Tarantini -, le case non avevano l’acqua corrente e per lavare la biancheria si veniva qui».

La tesoriera dell’associazio­ne, Lucie Giannone, ricorda che a scuola la maestra la trattava male «quando si parlava della guerra e dell’invasione italiana». Lo racconta con il sorriso, come si fa di uno scampato pericolo. Acqua passata. Savino Ferrara si è sposato con Antonietta, un’italiana di Corato «nata qui e incontrata una sera a ballare. Dopo due appuntamen­ti l’ho baciata, siamo sposati da 62 anni. Io ho fatto il fabbro, lavoravo tantissimo e guadagnavo bene, da giovane avevo la Fiat 124 e adesso ho anche una casa al mare vicino a Montpellie­r. Abbiamo due figli, Aldo e Maria, che hanno studiato». I migranti di Corato, almeno loro, ce l’hanno fatta.

20 mila è il numero di coratini, gli abitanti di Corato (comune in provincia di Bari) che negli anni Quaranta sono emigrati a Grenoble

16 gli anni passati da quando Grenoble e Corato hanno stretto un gemellaggi­o ufficiale, dopo un primo protocollo di amicizia dell’82

30 migranti al giorno in media provano a utilizzare la rotta alpina per raggiunger­e la Francia dall’italia, secondo i dati del Soccorso Alpino

 ??  ?? Verso la Francia In alto, una cordata di guide organizzat­a per sensibiliz­zare sui rischi della rotta alpina dei migranti (Maury Etienne); in basso, «Nino» Ferrara (a sinistra), presidente dell’associazio­ne dei coratini a Grenoble. A destra, la loro...
Verso la Francia In alto, una cordata di guide organizzat­a per sensibiliz­zare sui rischi della rotta alpina dei migranti (Maury Etienne); in basso, «Nino» Ferrara (a sinistra), presidente dell’associazio­ne dei coratini a Grenoble. A destra, la loro...
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