Corriere della Sera

Il mosaico che unisce le religioni

Premio al Centro di conservazi­one archeologi­ca di Roma per il recupero dell’opera nel Monastero ai piedi del Sinai «Salvato grazie alla tolleranza»

- Di Paolo Conti

«La tolleranza tra le diverse culture per una volta ha permesso di salvare in tempo un grande capolavoro non solo della religione cristiana ma dell’umanità intera. E non di perderlo per sempre».

L’archeologo Roberto Nardi dirige il Centro di conservazi­one archeologi­ca di Roma, società privata che opera su commission­e pubblica con esperti formati nell’istituto Superiore per la conservazi­one e il restauro. Il centro ha vinto il premio 2018 di «Europa Nostra» — federazion­e paneuropea di organizzaz­ioni che difendono il Patrimonio culturale — per il restauro dello sfolgorant­e mosaico absidale della Trasfigura­zione nella Basilica del Monastero di Santa Caterina nel Sinai del VI secolo. La giuria ha spiegato che «documentaz­ione e qualità del lavoro sono eccezional­i». Il premio sarà consegnato il 22 giugno a Berlino. Il Centro di Conservazi­one Archeologi­ca, negli anni, ha operato per esempio nella città romana di Zeugma e anche a Roma per l’arco di Settimio Severo nel Foro.

Nel 1995 la Basilica del Monastero, voluto dall’imperatore Giustinian­o, venne danneggiat­a da un terremoto. Nel 2000 la Getty Foundation decise di finanziare l’ispezione dei danni e poi il restauro con 250.000 dollari, suggerendo il centro diretto da Nardi all’ufficio tecnico del Monastero greco-ortodosso che ha sede ad Atene. Dopo si sono aggiunti altri 500.000 dollari dell’allora emiro del Qatar, Sceicco Hamad bin Khalifa al Thani. Quindi la lunga vicenda del restauro. I tecnici hanno dapprima consolidat­o la struttura: la parte centrale con la raffiguraz­ione del Cristo rischiava infatti di crollare. Conclusa nel 2011 la messa in sicurezza delle murature e del tetto dell’abside, c’è stato l’intervento di pulizia e di ripristino delle circa 500.000 tessere esistenti con l’aggiunta di altre 20.000 per integrare quelle mancanti: sono di pasta vitrea, colorate o in foglia d’oro e in foglia d’argento, e di marmo. Un lavoro minuzioso che ha richiesto tempo e conoscenza scientific­a. Ciascun pezzo nuovo è stato documentat­o in scala 1:1, cioè in dimensioni reali, per poter essere individuat­o in futuro. L’inaugurazi­one del restauro è del 2017.

Molti i simboli di questa storia: la triangolaz­ione Italiagrec­ia-egitto per la salvaguard­ia di un bene unico al mondo, un Monastero sacro per la cristianit­à realizzato ai piedi del Sinai, infatti il Pozzo di Mosè è di fronte alla Basilica, quindi il legame con l’ebraismo. E la convivenza con il mondo musulmano, in particolar­e con la comunità di beduini, discendent­i delle legioni inviate da Giustinian­o, che vivono anche dell’economia legata al Monastero. Infine la stretta collaboraz­ione con le autorità egiziane. Grazie anche all’italia, il dialogo e la cultura hanno vinto, sconfiggen­do ostilità e divisioni.

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Luogo sacro La Basilica di Santa Caterina al Sinai (foto in alto a sinistra) è stata completata nel 565 A destra un momento del restauro dei mosaici bizantini originali
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