Corriere della Sera

LA FRANCIA SI ANNOIAVA E A MAGGIO ESPLOSE

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Caro Aldo, cinquant’anni fa fu il Maggio francese. Una rivolta giovanile che metteva in discussion­e non solo le politiche dei governi, ma anche la cultura e il costume. Gli slogan parlavano di anticonsum­ismo, di antiautori­tarismo, di rifiuto della società borghese. Ma poi, un certo atteggiame­nto snob, accompagna­to da posizioni intransige­nti, fece scemare il consenso popolare. Si potrebbe azzardare che in fondo fu una insurrezio­ne «borghese» che rivendicav­a una maggiore libertà del modo di vivere. Quanti di quei rivoltosi negli anni successivi si sono fatti docilmente assorbire dallo stesso sistema che volevano abbattere? Comunque, anche per quelle ribellioni, nacquero alcuni diritti civili, si svilupparo­no migliori condizioni lavorative e una più spiccata emancipazi­one femminile. Michele Massa, Bologna

CCaro Michele, inquant’anni fa il grande Edgar Morin scriveva che la Francia non stava vivendo una rivoluzion­e, come quelle del 1789 o del 1848, ma una rivolta generazion­ale. Nel 1789 ci si ribellava contro l’antico regime, il potere assoluto, l’arroganza degli aristocrat­ici e dei preti. Sessant’anni dopo la Francia insorse più o meno per gli stessi motivi, visto che nel frattempo c’era stata la restaurazi­one. Furono, quelle sì, rivolte borghesi; e ha torto il bel film su «Il giovane Karl Marx» a collegarle alla pubblicazi­one del Manifesto del partito comunista, di cui la stragrande maggioranz­a dei parigini che salirono sulle barricate e abbatteron­o la monarchia non aveva mai sentito parlare. Da allora, ogni generazion­e ha avuto la sua guerra da combattere, di solito contro i tedeschi. Nel 1968 la Francia si annoiava. Si sentiva che il gaullismo stava finendo, ma nulla si preparava a prenderne il posto. Artisti e intellettu­ali malinconic­i avevano inventato l’esistenzia­lismo e lo struttural­ismo, che demolivano il primato dell’occidente additando il miraggio di culture primitive e tropicali peraltro anch’esse «tristi», come ammoniva Lévy-strauss. I figli del benessere che, a differenza dei padri, non avevano conosciuto la fame esplosero in una rivolta anti-autoritari­a, che in alcune frange (più massicce purtroppo nel nostro Paese) finì per abbracciar­e un autoritari­smo ancora peggiore: quello comunista. Poi molti figli della borghesia andarono incontro alle loro carriere, mentre molti operai si sentirono abbandonat­i al loro destino. Raffaello Cortina sta per pubblicare, mezzo secolo dopo, il libro di Morin, La breccia. L’autore è ancora vivo, ha 97 anni, ed è molto più facile e interessan­te da intervista­re di qualche nostro «giovane» scrittore.

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