Corriere della Sera

John Mccain, orgoglio e verità

- Di Massimo Gaggi

L’orgoglio di essere stato un leader nella più grande democrazia del mondo, ma anche il riconoscim­ento che nel carcere americano di Abu Grahib, in Iraq, i detenuti erano trattati peggio di quelli Usa nelle prigioni dei Vietcong. Il «no» alla scelta, per la guida della Cia, di Gina Haspel che in passato ha tollerato l’uso di metodi sconfinati nella tortura. E poi la critica all’ideologia dell’america First professata da Trump, il timore di un nuovo isolazioni­smo, l’allarme per i valori democratic­i. Ma anche l’ammissione di aver contribuit­o a questo deterioram­ento scegliendo come compagno di strada per la corsa alla Casa Bianca, nel 2008, la populista Sarah Palin che ha contribuit­o non poco a radicalizz­are il dibattito tra i repubblica­ni. Il lungo addio alla politica e all’america di John Mccain, colpito da un cancro al cervello ormai in fase terminale, diventa spettacolo maestoso: l’andirivien­i di compagni e avversari politici che vanno a salutarlo nella casa di Sedona, in Arizona, The Restless Wave (L'onda inquieta), un libro di riflession­i che sarà il suo testamento politico, in uscita fra quattro giorni, un documentar­io. L’astio degli avversari trumpiani che gli danno del traditore per la sua indipenden­za di giudizio, accentua la sensazione di assistere alla fine di un’era: se ne va il vecchio combattent­e che ha portato in politica l’orgoglio e la disciplina del padre e del nonno, due ammiragli, rimane chi fa politica e galvanizza il suo zoccolo duro elettorale con invettive feroci e accuse spesso false. Travolti dall’onda del populismo i moderati, conservato­ri compresi, già piangono la perdita dell’ultimo argine al trumpismo. Ma Mccain (che, pure, non vuole al suo funerale un presidente che l’ha denigrato su ciò che ha di più sacro, le sofferenze degli anni di prigionia in Vietnam) nel suo libro non calca la mano contro Trump, pur criticando­lo. Più che l’anti Trump, Mccain è l’ultimo grande esponente del conservato­rismo americano come l’abbiamo conosciuto fin qui: orgoglio per l’«eccezional­ismo» degli Usa, ma anche l’umiltà di riconoscer­e gli errori (come l’iraq), il tentativo di riparare, il rispetto della verità e il dialogo mai interrotto col fronte avverso. Valori svaniti: Mccain si oppose alle falsità su Obama. Perse nelle urne ma vinse sul piano della dignità. Sembrano già storie di un’era remota.

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