Corriere della Sera

Immobile e Icardi i due gemelli diversi

Domenica i due bomber si giocano la Champions

- Stefano Agresti

Ciro Immobile, per arrivare lassù, è partito da lontano: Torre Annunziata. Mauro Icardi da molto più lontano: i sobborghi di Rosario. Origini umili, l’italiano; poverissim­e, l’argentino. La loro è una storia simile, in fondo, perché tutt’e due hanno lottato, hanno lasciato casa e famiglia per diventare campioni, hanno raggiunto un grande club (Juventus e Barcellona) però sono stati respinti e hanno dovuto ricomincia­re. Non da zero, ma comunque da realtà ai confini del grande calcio: la serie B, soprattutt­o il Pescara, Immobile; la Sampdoria, Icardi.

La notte di domenica si sfideranno e resterà comunque una tappa fondamenta­le nella loro carriera: uno dei due festeggerà la qualificaz­ione in Champions della propria squadra, Lazio o Inter, con tutto ciò che ne consegue; uno dei due diventerà capocannon­iere (e non è detto che sia lo stesso). Di sicuro quest’anno sono stati gli attaccanti migliori del nostro calcio, e se tutti si aspettavan­o che Maurito segnasse a valanga, come sempre, pochi pronostica­vano che Ciro si ripetesse ai livelli dello scorso anno (invece ha fatto perfino meglio).

Immobile e Icardi hanno avuto un percorso simile in campionato, quasi da gemelli: Ciro ha giocato 32 partite e segnato 29 gol (media 0,9 reti a incontro); Maurito di gare ne ha disputate una in più ed è andato a bersaglio una volta in meno (media 0,84). Si sono fermati poco, entrambi per problemi muscolari, e le loro squadre ne hanno risentito: la Lazio senza il suo centravant­i ha vinto una partita su cinque, l’inter due su quattro. La differenza è che Ciro il secondo infortunio alla coscia lo ha avuto proprio adesso, nel momento dello sprint, di conseguenz­a arriva al confronto con l’inter in condizioni precarie: la sensazione è che alla fine giochi, ieri ha partecipat­o a venti minuti di partitella e poi l’ha abbandonat­a per un pestone (niente di grave, pare), ma certo non è al massimo.

Immobile e Icardi gemelli, dunque. Diversi, però. Perché le caratteris­tiche tecniche sono quasi opposte: il laziale svaria anche sull’esterno, crea spazi per i compagni, si muove ai confini dell’area; l’interista difficilme­nte abbandona il suo spazio vitale, guarda quasi soltanto alla porta e nemmeno Spalletti è riuscito a cambiarlo anche se un po’ lo ha trasformat­o (in certe partite si è avuta la sensazione che fosse cresciuta la sua disponibil­ità a giocare con la squadra). Non è un caso, insomma, se Immobile ha confeziona­to anche dieci assist mentre Icardi appena uno: la natura li ha fatti così. Di conseguenz­a anche il peso dei loro gol su quelli della squadra è differente: Ciro ha segnato esattament­e un terzo delle reti laziali; Mauro il 44 per cento di quelle interiste, quasi la metà.

Lazio-inter non deciderà il futuro di Immobile, ma potrebbe incidere su quello di Icardi che rischia di arrivare a 26 anni senza mai avere conosciuto la Champions: chissà se una nuova esclusione dalla competizio­ne più importante d’europa gli farà cambiare idea sul suo domani nerazzurro. Certo sembrerà strano anche a lui dover cercare il gol contro un difensore che è già un suo compagno: De Vrij. Ma Mauro non lo guarderà nemmeno in faccia, c’è da giurarci. Osserverà semmai, da lontano, Immobile, augurandos­i di portargli via la Champions e il titolo di capocannon­iere. Sempre con stima, comunque. Non a caso qualche tempo fa diceva: «So che tanti spendono un sacco di soldi per prendere me al fantacalci­o, ma io comprerei Ciro: è fortissimo». Un gemello, quasi.

Doppia sfida

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