Il gemello Adam la fidanzata e la pista i segreti di Simon
Il padre, John Yates: «Era estate, Adam e Simon avevano 9 anni. Io il lunedì andavo al velodromo di Manchester a vedere le Monday Night Track League e mia moglie voleva che li portassi con me per non averli sempre tra i piedi. C’era una scuola di ciclismo e i gemelli — che a guardare le gare si annoiavano — mi chiesero di iscriverli, barando sull’età: bisognava avere 10 anni. Tutto è cominciato con quella bugia».
Il figlio, Simon Yates: «Poi sono arrivate le selezioni della federazione inglese. Se le passavi, ti pagavano la scuola ed entravi nel club. C’era Jason Kenny, il mio idolo. Passai la selezione, Adam no. Io mi allenavo a 10 minuti da casa e su pista, lui si trasferì in Francia e divenne stradista. Ma restammo unitissimi e d’inverno pedalavano assieme. Sai cosa significa allenarsi a gennaio a Manchester? Significa che se sullo Zoncolan piove e fa freddo io non mi preoccupo».
Un pistard convertito alla strada e ai grandi giri: il nuovo Bradley Wiggins? «La pista — ha spiegato ieri Simon — mi ha regalato il colpo d’occhio, le accelerazioni e la frequenza di pedalata che avete visto a Osimo. Una grande scuola che ho amato alla follia». In pista, a 21 anni, Simon vince il Mondiale della corsa a punti, a Minsk. A quel punto Sky — la Sky di Wiggins e Froome — mette gli occhi addosso ai gemelli. «Tante parole — spiega Yates — ma zero proposte. Poi è arrivata una mail dall’australia. Era il manager della Orica, Shayne Bannan