Corriere della Sera

Abbiamo fame di vittorie»

Casarin: «Lo scudetto di Venezia è nato dal lavoro sui giovani»

- Flavio Vanetti

La visione coincideva con la promessa, ricorda Federico Casarin, presidente della Venezia del basket campione d’italia, reduce — è storia di pochi giorni fa — dalla conquista della Fiba Europe Cup e testa di serie numero uno nel tabellone playoff grazie al primato nella stagione regolare. «Nel 2006 assistevam­o alla finale Fortitudo-benetton Treviso e Luigi Brugnaro mi disse: Umilmente ambiziosi Non siamo l’anti Milano ma siamo umilmente ambiziosi: lotteremo senza paura fino alla fine

“Un giorno qui vinceremo noi”. Eravamo neopromoss­i in B2, il patron non indicò una data, ma le sue idee erano chiare».

Ne sono serviti undici, di anni, per tornare sul tetto dei canestri italiani dopo i due titoli conquistat­i nel cuore del secondo conflitto mondiale. Il cammino verso la gloria non ha fatto sconti, ma tutto sommato è stato breve. «Soprattutt­o, ed è la cosa di cui andiamo fieri, la vetrina principale del basket non ci ha fatto perdere di vista che il punto centrale del nostro impegno è basato sui giovani, sulle foresterie e sul reclutamen­to».

Si pensa alla Reyer, glorioso sodalizio che è tra i capisaldi dello sport nazionale, ma si deve parlare di Umana Reyer, visto che il progetto elaborato da colui che oggi fa prima di tutto il sindaco di Venezia, salvo essere spesso presente alle partite, ha riunito sotto un unico tetto anche la sezione femminile del club veneziano e i Bears Mestre. Umana è allora il nome che sposa il diavolo Campioni ● La Reyer Venezia è stata fondata nel 1872. La sezione pallacanes­tro è nata nel 1925

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● Il nome deriva da Costantino Reyer, insegnante di ginnastica

● Presidente del club è Federico Casarin (foto), appena rieletto dirigente dell’anno; proprietar­io il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro; allenatore Walter De Raffaele

● Nel palmares ci sono 3 scudetti: 1941-42, 1942-43 e 2016-17. L’ultimo è stato conquistat­o battendo in 6 partite Trento. Venezia ha inoltre vinto 1 Fiba Europe Cup (nel 2018), battendo Avellino all’acqua santa (sarebbe mai stato concepibil­e, per veneziani e mestrini, ritrovarsi sulla stessa barca, con Mestre che ha pure fornito il palasport in attesa che ne nasca finalmente uno nuovo?) e che declina un piano articolato, pensato per il territorio. «L’idea era di proporre un modello che fosse sportivo ma anche sociale e legabile in qualche modo pure alla scuola», riprende Casarin, un buon passato da giocatore, appena eletto (di nuovo) miglior A canestro

Paul Biligha, centro della Reyer, a canestro contro Cremona (Ciamillo Castoria) dirigente della serie A.

Ecco così «Reyer baby», progetto di accoglienz­a per i neonati che contempla un kit con gadget vari e lettera di benvenuto al mondo scritta in sette lingue («La multietnia è un dato di fatto ineluttabi­le»),

dPalasport in arrivo ma per l’oggettiva difficoltà a confermars­i. Ma dopo un periodo duro, superato facendo squadra, i risultati sono tornati, a riprova che il progetto è solido».

Un passo in avanti sarà d’altra parte utile, se non necessario. «Da seguace del calcio, dico che dobbiamo imitare la Juventus: uno stadio-casa è fondamenta­le per il salto di qualità. Il palasport arriverà, c’è già il favore del consiglio comunale: sarà il nostro jolly per cambiare pelle, soprattutt­o sul piano internazio­nale, senza però sganciarci dal territorio e dalla realtà dei 200 sponsor: è lì che si recuperano risorse».

Quindi, più che all’inizio di un ciclo, Venezia si sente nel cuore di un percorso. «Siamo l’anti-milano? No, anche perché con l’olimpia esiste un rapporto di amicizia (Umana è pure sulle maglie dell’ea7, ndr). Però posso dire che abbiamo tanta fame e che sapremo giocare senza paura. Noi siamo umilmente ambiziosi».

Il nuovo palasport arriverà: uno stadio-casa è fondamenta­le, il lavoro vero è il reclutamen­to

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