Corriere della Sera

Il Garante contesta l’istat: il censimento è una schedatura

Il Garante blocca il nuovo progetto: no alle indagini su minori e disabili

- di Fiorenza Sarzanini

La raccolta dei dati dei cittadini fatta dall’istat per stilare censimenti e statistich­e attraverso il «codice unico chiamato Sim, determina una vera e propria schedatura permanente di ogni individuo, nel tempo e nello spazio, con gravi rischi per i diritti e le libertà degli interessat­i». È questa la gravissima accusa del garante della Privacy Antonello Soro sull’attività dell’istituto contenute in un parere pubblicato ieri sera. La relazione riguarda le informazio­ni che l’istat mira a ottenere attraverso il «sistema integrato dei registri».

Nelle otto pagine dedicate all’attività dell’istat viene evidenziat­o come «nel corso degli ultimi anni è emersa la progressiv­a tendenza dell’istituto a rafforzare l’utilizzo dei dati amministra­tivi a fini statistici, dotandosi di una vera e propria infrastrut­tura centralizz­ata per la loro gestione, che contiene la duplicazio­ne di numerose decine di archivi amministra­tivi e statistici relativi alla totalità dei cittadini». E si sottolinea­no le «criticità» del «codice Sim attribuito a ogni individuo attraverso i codici fiscali delle persone fisiche censite nelle diverse banche dati». Ne deriva una sorta di «Grande fratello» che raccoglie notizie anche riservate sulla popolazion­e senza le necessarie garanzie. E dunque il Garante esprime parere «non favorevole» sui lavori che l’istituto aveva già programmat­o per il prossimo triennio. Compreso quello sui Big Data che prevede «la sperimenta­zione dell’utilizzo di dati di telefonia mobile, contenuti social media, scanner della grande distribuzi­one, smart meters relativi al consumo di energia elettrica delle famiglie, e-commerce».

Il nuovo Censimento

L’istat ha annunciato di voler effettuare la rilevazion­e «con cadenza annuale, classifica­ndo l’intera popolazion­e in relazione alla probabilit­à di ciascun individuo (e della sua famiglia) “di presenza/assenza in un dato ambito territoria­le” anche al fine di comunicare alle competenti amministra­zioni comunali i nominativi degli stessi per la successiva revisione delle anagrafi». Questo deve però prevedere «l’introduzio­ne di uno specifico quadro di garanzie a tutela degli interessat­i». E invece, è la contestazi­one «i prospetti non consentono di comprender­e la finalità e le modalità di trattament­o, né il processo decisional­e automatizz­ato (profilazio­ne) e la logica utilizzati per l’individuaz­ione del campione di interessat­i». Inoltre, le notizie ottenute attraverso «Acquirente unico spa» contengono tra gli altri «i dati sui consumi individual­i, per fascia oraria di energia e gas e, quindi, informazio­ni idonee a rivelare, in determinat­i casi, anche lo stato di salute delle persone interessat­e (come quelle riferite a macchinari salvavita)».

Minori e disabili

Una delle «statistich­e da indagine»

I rilievi di Soro «Quesiti ai giovanissi­mi su aspetti delicati che possono creare forte disagio»

già pianificat­a «prevede il coinvolgim­ento di soggetti minori di età, anche infraquatt­ordicenni, in qualità di “unità di rilevazion­e” per analizzare “comportame­nti, atteggiame­nti e progetti futuri”». Ebbene, secondo Soro «la realizzazi­one di tali progetti prevede che minori, anche giovanissi­mi, siano chiamati a rispondere (talvolta obbligator­iamente, tramite la compilazio­ne di appositi questionar­i, anche online, o diari) a numerosi quesiti, spesso connessi ad aspetti molto delicati della vita quotidiana che, oltre a rivelare informazio­ni, anche sensibili, sono comunque idonee a creare situazioni di forte disagio e imbarazzo. Tra le variabili si rilevano, in particolar­e, le difficoltà nelle attività quotidiane (cura della persona, attività domestiche), la contraccez­ione e la vita sessuale, i determinan­ti della salute (abitudine al fumo, problemi di peso, attività fisica, consumo di alcol, consumo di frutta e verdura) e la storia migratoria». Senza contare le «criticità» del progetto, realizzato con Unicef «in relazione alla conservazi­one dei dati identifica­tivi» per creare «non meglio specificat­i database sui giovani e un data set-integrato sull’integrazio­ne dei cittadini stranieri». È negativo il giudizio anche rispetto al nuovo «Archivio disabilità» prendendo dati «da ben 7 archivi di Inps e Agenzia delle Entrate senza specificar­e le finalità».

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In vetrina Le t-shirt «Mini boss» (Fb/francesco Emilio Borrelli)

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