Così l’imprenditore sfrattato diventa l’icona del nuovo asse
I due leader a Monza. Ma arrivano i sigilli alla villa
MONZA Non sono bastati gli interventi di Luigi Di Maio e Matteo Salvini a scongiurare lo sfratto di Sergio Bramini, l’imprenditore monzese fallito che rivendica un credito di 4 milioni di euro nei confronti dello Stato. Ieri, dopo un intero pomeriggio di trattative mirate a ottenere un nuovo rinvio dell’ordine emesso dal Tribunale di Monza, Bramini ha lasciato la sua villa presidiata dalle forze dell’ordine in assetto anti sommossa.
Per tutto il giorno l’abitazione era stata meta di un via vai costante di amici, vicini di casa, altri imprenditori e politici. «Non mi arrendo — ha dichiarato Bramini — e non ho intenzione di suicidarmi. Continuerò la mia battaglia».
Il primo a manifestare solidarietà all’imprenditore diventato il simbolo di tanti altri «piccoli» in difficoltà a causa dei ritardi nei pagamenti della Pubblica amministrazione, era stato Luigi Di Maio, il leader dei Cinque Stelle, arrivato in via Sant’albino a Monza giovedì sera. «O lo Stato salda i debiti oppure le imprese non pagano più tasse fino a quando non hanno riscosso quanto è dovuto loro — ha dichiarato —. In Italia ci sono tanti imprenditori e disoccupati che soffrono e queste persone vengono prima di tutto». Ieri mattina è stata la volta di Matteo Salvini, il segretario della Lega, che ha puntato l’indice contro il sistema delle esecuzioni immobiliari. «Dobbiamo mettere mano a questa normativa che droga il mercato a favore di qualche amico di amici. Una “legge Bramini” è fondamentale e visto che sta pagando sulla sua pelle con la perdita della prima casa, gli chiederò di darci una mano. Comunque ci sono delle trattative in corso fra le parti per ottenere un nuovo rinvio».
Il tentativo di mediazione, tuttavia, non è andato a buon fine: nonostante i legali dell’uomo avessero comunicato di avere trovato un altro imprenditore disposto a rilevare
O lo Stato salda i debiti oppure le imprese non pagano più tasse
Luigi Di Maio Dobbiamo mettere mano alle norme sulle esecuzioni immobiliari
Matteo Salvini
il debito di circa mezzo milione di euro tramite assegno circolare, il curatore fallimentare non ha concesso la proroga di 30 giorni richiesta. La notizia ha provocato il momento di maggior tensione di tutto il pomeriggio. Sono volati fischi e cori contro il governo. Un gruppo di circa 50 persone ha organizzato un sit -in di protesta al termine del quale Bramini è uscito dalla sua abitazione visibilmente scosso fra i senatori Andrea Crippa della Lega, Gianmarco Corbetta e Gianluigi Paragone del M5S. Il pomeriggio si è concluso con l’intervento del fabbro che ha cambiato le serrature e con l’apposizione dei sigilli ai cancelli.