«Al fine di...» Il burocratico contratto movimentista
Quando si seppe che Salvini e Di Maio avrebbero prodotto un documento congiunto, il primo pensiero fu: meglio congiunto che congiuntivo. I trascorsi grammaticali sono quello che sono. Invece, presentandosi come contratto, questo testo è scritto in un italiano più burocratico che movimentista, più da leguleio che da leghista. «Per quanto concerne», «al fine di», «addivenire», «decisore», «problematica». L’italiano contratto di Lega e Cinquestelle suona qui come l’antilingua di cui parlava Calvino: quella di chi non sa dire «ho fatto», ma deve dire «ho effettuato». (Forse a questo serviva il video di Grillo che apre la scatoletta di tonno e torna a dire le parolacce: a ricordarci che quando c’era lui la volgare eloquenza era tutta un’altra cosa). «Le parti concordano sulla necessità di effettuare una verifica», «in tale ottica», «a valle di». E poi un bel po’ di inglesorum: non solo dumping, rating o stalking, ma anche housing, machines gambling, transhipment e lo «switch intermodale». Periodi sintattici lunghi, costruzioni impersonali («è necessario» torna 67 volte in 50 pagine), nomi astratti al posto di verbi concreti (erogazione, allocazione, trattenimento). «Per quanto riguarda le politiche sul deficit si prevede, attraverso la ridiscussione dei Trattati dell’ue e del quadro normativo principale a livello europeo, una programmazione pluriennale volta ad assicurare il finanziamento delle proposte oggetto del presente contratto attraverso il recupero di risorse derivanti dal taglio agli sprechi, la gestione del debito e un appropriato e limitato ricorso al deficit». Nessuna cifra, nessun riferimento specifico. E una scrittura che va contro tutti i criteri di quello che gli anglosassoni chiamano plain language: un linguaggio piano, cioè senza asperità, semplice e soprattutto chiaro. Per carità, molti politici hanno scritto e scrivono ancora così. Quello che qui colpisce è l’atteggiamento bifronte: l’aggressività turpiloquente del parlato e la passività burocratizzante dello scritto. Forse il cambiamento di cui si parla nel titolo è proprio questo: dal vaffa al vacuo.