IL CENTRODESTRA LACERATO AUMENTA I RISCHI DI INSTABILITÀ
Lo strappo tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi è quasi consumato. E l’accordo tra Movimento 5 Stelle e Lega sul candidato a Palazzo Chigi da proporre al capo dello Stato, Sergio Mattarella, sarebbe stato trovato. Difficile dire se esiste un nesso tra i due fatti. E se sia il primo a avere provocato il secondo, o viceversa. Ma certamente, la coincidenza temporale legittima la domanda. E fa anche pensare che il compromesso tra i due «diarchi» non sia gradito al leader di Forza Italia. Nel loro ultimo contatto Berlusconi ha chiesto a Salvini di «tornare a casa».
Non solo. In un crescendo conflittuale, l’ex capo del centrodestra prima ha fatto sapere che in tema di giustizia il «contratto di governo» ha contenuti «giustizialisti» non condivisibili. E ieri ha chiuso il cerchio avvertendo che il capo del Carroccio sta trattando in nome e per conto del suo partito, non della coalizione. Con un’aggiunta: se Mattarella deve conferire un incarico, lo dia a Berlusconi, che rivendica la sua esperienza. Anche se Giorgia Meloni, a capo di Fratelli d’italia, obietta che toccherebbe a Salvini.
Se questa è la fotografia del centrodestra, si deve dedurre che la marcia di avvicinamento ai Cinque Stelle lo sta lacerando al punto da prefigurare una spaccatura in Parlamento: solo le giunte locali sono messe al riparo da questa «guerra civile». Il martellamento di FI contro l’asse Salvini-di Maio è cominciato da giorni. Riguarda i conti pubblici, i rapporti con gli alleati europei, la giustizia: quasi tutto. Sono bordate preventive, pare di capire.
Ma potrebbero intensificarsi quando dal Quirinale dovesse emergere il nome che verrà offerto al presidente della Repubblica per Palazzo Chigi. Il solo fatto che Berlusconi definisca Salvini portatore degli interessi
Il fronte internazionale
Intanto la Lega cerca di rassicurare gli Stati Uniti su Nato e Russia. E Giorgetti in missione dall’ambasciatore americano
della Lega e non del centrodestra tende a indebolirlo nella trattativa. Lo consegna a Di Maio con una dote del 17 per cento dei voti, e non con l’oltre 35 per cento dell’intera coalizione. Significa che toccherà ai Cinque Stelle proporre il candidato: sebbene nei sondaggi il Carroccio sia dato ormai oltre il 20 per cento. Ma per paradosso è proprio questo aumento tendenziale a spiegare l’irrigidimento berlusconiano.
La riabilitazione giudiziaria e dunque politica del fondatore di FI non sembra cambiare i rapporti di forza. E questo può acuire lo scontro nel fronte che si definisce moderato. Quando nascerà, forse già tra qualche giorno, il governo si troverà a fare i conti non solo col Pd ma con un pezzo del centrodestra. Berlusconi prevede elezioni a breve. D’altronde, soprattutto al Senato i numeri sono risicati. La Lega teme tensioni interne e internazionali: tanto che il plenipotenziario di Salvini, Giancarlo Giorgetti, è andato all’ambasciata Usa per rassicurare sui rapporti con Nato e Russia.