Il rampollo degli scandali (spezzato dal dolore) ora è il principe del popolo Grazie all’esercito. E a lei
LONDRA «Preoccupati per i Markle? Vi presento i Windsor!»: l’ironia non è sfuggita al giornale australiano Daily Telegraph, che ha sbattuto in prima pagina un Harry in mutande sotto questo titolo. E in effetti se la famiglia di Meghan è una scombiccherata combriccola, i reali britannici quanto a eccentricità danno dei punti a tutti.
Come dimenticare il catastrofico divorzio di Carlo e Diana, accompagnato da veleni reciproci a mezzo stampa. E se la principessa di Galles è stata santificata in morte, la sua ultima relazione pericolosa con Dodi al-fayed l’aveva proiettata su un’orbita ben poco reale. Per non parlare dei loschi affari dello zio Andrew e delle intemperanze di sua moglie Sarah Ferguson, intenta a farsi succhiare i piedi dagli amanti e a contrabbandare favori reali una volta in bancarotta.
Tutta roba che ha avuto il suo peso sul povero Harry. A partire dai pettegolezzi sulla sua nascita, che si vorrebbe frutto della relazione di Diana con l’ufficiale di cavalleria James Hewitt: il cui rosso pelo è spesso accostato in foto a quello del giovane principe.
Ma il ragazzo ha dovuto sottostare a molto altro: come quando, poco più che bambino, lo hanno costretto a camminare dietro al feretro della madre sotto gli occhi di milioni persone. Un’esperienza che avrebbe devastato la mente di chiunque.
Non fa dunque meraviglia che per anni Harry sia stato il rampollo selvaggio, sorpreso già a 17 anni ubriaco e fumato. D’altra parte il suo ruolo era ingrato fin dall’inizio: a heir and a spare, dicono gli inglesi, un erede e un pezzo di ricambio. Suo fratello destinato a essere re, a lui le briciole.
Anche fra i banchi era un noto somaro. Ammesso (chissà come») a Eton, in quegli anni la battuta che circolava fra le mamme della scuola era: «Adesso sono tranquilla, mio figlio non è il più asino del college». Dopo di che lo scapestrato non ha fatto che capitombolare da uno scandalo all’altro. Come quando, nel 2005, si è presentato a una festa in maschera vestito da ufficiale nazista con tanto di svastica sul braccio. E poi ancora nel 2012, fotografato nudo a Las Vegas impegnato in una partita di strip poker con alcune ragazze altrettanto svestite.
È stato a questo punto che il Palazzo ha detto basta. Lo hanno impacchettato e spedito in Afghanistan senza neanche passare dal via. Ed è stato lì al fronte, assieme alle truppe britanniche, che Harry è diventato un uomo diverso. Fraterno con i commilitoni, coraggioso nelle missioni sugli elicotteri Apache.
Ma il tassello finale della metamorfosi ce lo ha messo Meghan. Con lei Harry è uscito dalla cerchia di bionde slavate di buona famiglia che aveva frequentato fino ad allora. Si è aperto al mondo, è maturato, grazie alla guida di una donna più grande ed esperta del mondo di lui. Harry è riuscito alla fine a fare i conti con se stesso e con i demoni che lo divoravano. Ha ammesso di essere stato in cura da uno psicologo per mettere ordine in quelle voci che gli rimbombavano nella testa: e per superare finalmente il trauma della perdita della madre. È diventato il paladino delle campagne per la salute mentale, parlandone pubblicamente assieme al fratello William. Ed è assurto a volto pubblico degli Invictus, i giochi sportivi dei veterani invalidi di guerra.
Da quando è con Meghan si è fatto crescere la barba, segno anche esteriore della sua trasformazione. Lei, con la sua calma da adepta yoga, è diventata la sua guru: lo si è visto nella prima intervista congiunta alla Bbc, quando Meghan prendeva la parola anche per rispondere alle domande rivolte a lui, ancora impacciato nella veste di futuro bravo marito .
Ora li attende un cammino comune, probabilmente impegnati a fare da ambasciatori itineranti della Global Britain, alla ricerca di un ruolo dopo la Brexit: ancora sotto gli occhi del mondo, ma con una nuova consapevolezza.