Cure mirate per la malattia rara che colpisce gli anziani anemici
C’è, in Italia, un piccolo esercito di persone, soprattutto anziane, che soffrono di anemia e poi scoprono di avere una malattia rara che si chiama mielodisplasia. Significa che il loro midollo osseo non riesce più a produrre globuli rossi (ecco l’anemia, che fa mancare il respiro e rende deboli), ma anche globuli bianchi (che difendono dalle infezioni) e piastrine (quelle che servono per la coagulazione del sangue). Quanti sono? Almeno settemila i pazienti noti, secondo la fotografia «istantanea» che hanno scattato alcuni centri ematologici italiani, guidati da Matteo Della Porta dell’istituto Humanitas di Milano. Ma nella realtà sarebbero molti, molti di più. E il problema è sottovalutato. «Si pensa che l’anemia sia una condizione legata all’età e quasi “inevitabile” — precisa Della Porta — ma non è così. Almeno l’8 per cento dei pazienti anziani con carenza di globuli rossi presenta una mielodisplasia, appunto una malattia rara. E spesso questa condizione non è identificata e, quindi, non viene curata adeguatamente». Genericamente, a un anziano anemico (lo è il 20 per cento dopo i 75 anni), si prescrivono vitamine e ferro, oppure, nei casi più gravi, trasfusioni di sangue. Che, però, non servono a migliorare la sua qualità della vita e la sua sopravvivenza. Ecco allora l’importanza di identificare le persone che soffrono di mielodisplasia, perché, per loro, ci sono oggi cure efficaci e mirate. Quali? «Per esempio l’eritropoietina che stimola la produzione di globuli rossi, ma funziona soltanto nel 30-40 per cento dei casi. Oppure gli inibitori del Tgf beta: anche loro hanno lo stesso effetto. O, infine, la lenalidomide, che agisce sul midollo (produttore delle cellule del sangue, ndr) — precisa Della Porta —. Oggi si tenta sempre più di studiare un trattamento personalizzato anche sulla base della carta di identità genetica di questi malati». Come «denunciare» questa situazione che non solo penalizza i pazienti, ma comporta anche costi sanitari e sociali non indifferenti? Gli ematologi, guidati da Della Porta, hanno scritto un Manifesto da presentare alle Istituzioni. Innanzitutto alla Regione Lombardia e al suo assessore alla Sanità, Giulio Gallera (questa mattina a Milano). E poi, via via in altre sedi istituzionali in giro per l’italia.