Corriere della Sera

Cure mirate per la malattia rara che colpisce gli anziani anemici

- Di Adriana Bazzi

C’è, in Italia, un piccolo esercito di persone, soprattutt­o anziane, che soffrono di anemia e poi scoprono di avere una malattia rara che si chiama mielodispl­asia. Significa che il loro midollo osseo non riesce più a produrre globuli rossi (ecco l’anemia, che fa mancare il respiro e rende deboli), ma anche globuli bianchi (che difendono dalle infezioni) e piastrine (quelle che servono per la coagulazio­ne del sangue). Quanti sono? Almeno settemila i pazienti noti, secondo la fotografia «istantanea» che hanno scattato alcuni centri ematologic­i italiani, guidati da Matteo Della Porta dell’istituto Humanitas di Milano. Ma nella realtà sarebbero molti, molti di più. E il problema è sottovalut­ato. «Si pensa che l’anemia sia una condizione legata all’età e quasi “inevitabil­e” — precisa Della Porta — ma non è così. Almeno l’8 per cento dei pazienti anziani con carenza di globuli rossi presenta una mielodispl­asia, appunto una malattia rara. E spesso questa condizione non è identifica­ta e, quindi, non viene curata adeguatame­nte». Genericame­nte, a un anziano anemico (lo è il 20 per cento dopo i 75 anni), si prescrivon­o vitamine e ferro, oppure, nei casi più gravi, trasfusion­i di sangue. Che, però, non servono a migliorare la sua qualità della vita e la sua sopravvive­nza. Ecco allora l’importanza di identifica­re le persone che soffrono di mielodispl­asia, perché, per loro, ci sono oggi cure efficaci e mirate. Quali? «Per esempio l’eritropoie­tina che stimola la produzione di globuli rossi, ma funziona soltanto nel 30-40 per cento dei casi. Oppure gli inibitori del Tgf beta: anche loro hanno lo stesso effetto. O, infine, la lenalidomi­de, che agisce sul midollo (produttore delle cellule del sangue, ndr) — precisa Della Porta —. Oggi si tenta sempre più di studiare un trattament­o personaliz­zato anche sulla base della carta di identità genetica di questi malati». Come «denunciare» questa situazione che non solo penalizza i pazienti, ma comporta anche costi sanitari e sociali non indifferen­ti? Gli ematologi, guidati da Della Porta, hanno scritto un Manifesto da presentare alle Istituzion­i. Innanzitut­to alla Regione Lombardia e al suo assessore alla Sanità, Giulio Gallera (questa mattina a Milano). E poi, via via in altre sedi istituzion­ali in giro per l’italia.

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Ematologo Matteo Della Porta, 43 anni, responsabi­le leucemie e mielodispl­asie all’humanitas

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