Corriere della Sera

Vocazione all’export, ma cuore, ricerca e produzione in Italia

- Franco Mosconi

C’erano una volta le fabbriche in città; poi, cammin facendo, è stata la volta delle zone industrial­i e artigianal­i nelle periferie. Accade però che la crescita imprendito­riale abbia anche percorso — non di rado in Emilia-romagna — sentieri appenninic­i: è questo il caso del Gruppo Marchesini, che nel 1974 ha avviato le sue attività a Pianoro in provincia di Bologna. Lassù sull’appennino c’è il cuore pulsante (quartier generale più i principali stabilimen­ti produttivi) di un gruppo che progetta e costruisce macchine e linee personaliz­zate per il confeziona­mento dei prodotti farmaceuti­ci e cosmetici. È un gruppo che esporta l’85% del suo fatturato (prossimo ai 300 milioni di euro), ma che ha basato la produzione interament­e in Italia, a Pianoro in primis. Qui si fa R&S in laboratori­o e qui si sviluppano macchine altamente personaliz­zate per clienti sparsi dappertutt­o nel mondo. Marchesini fa oggi parte della ristretta élite della packaging valley bolognese, e da Pianoro partono dunque stimoli a vantaggio di tutto il territorio; si intreccian­o cioè relazioni virtuose con subfornito­ri capaci di produrre i componenti poi assemblati presso l’headquarte­r. Robot, stampanti 3D, magazzini automatizz­ati e i software che servono per fare funzionare tutto ciò che riguarda il passaggio a Industria 4.0 sono qui di casa. È questa infatti la nuova frontiera che il gruppo — forte della presenza di tre generazion­i della famiglia Marchesini (il presidente è Maurizio Marchesini, nella foto) e di un nuovo amministra­tore delegato «esterno», Pietro Cassani — ha deciso di percorrere.

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