Vocazione all’export, ma cuore, ricerca e produzione in Italia
C’erano una volta le fabbriche in città; poi, cammin facendo, è stata la volta delle zone industriali e artigianali nelle periferie. Accade però che la crescita imprenditoriale abbia anche percorso — non di rado in Emilia-romagna — sentieri appenninici: è questo il caso del Gruppo Marchesini, che nel 1974 ha avviato le sue attività a Pianoro in provincia di Bologna. Lassù sull’appennino c’è il cuore pulsante (quartier generale più i principali stabilimenti produttivi) di un gruppo che progetta e costruisce macchine e linee personalizzate per il confezionamento dei prodotti farmaceutici e cosmetici. È un gruppo che esporta l’85% del suo fatturato (prossimo ai 300 milioni di euro), ma che ha basato la produzione interamente in Italia, a Pianoro in primis. Qui si fa R&S in laboratorio e qui si sviluppano macchine altamente personalizzate per clienti sparsi dappertutto nel mondo. Marchesini fa oggi parte della ristretta élite della packaging valley bolognese, e da Pianoro partono dunque stimoli a vantaggio di tutto il territorio; si intrecciano cioè relazioni virtuose con subfornitori capaci di produrre i componenti poi assemblati presso l’headquarter. Robot, stampanti 3D, magazzini automatizzati e i software che servono per fare funzionare tutto ciò che riguarda il passaggio a Industria 4.0 sono qui di casa. È questa infatti la nuova frontiera che il gruppo — forte della presenza di tre generazioni della famiglia Marchesini (il presidente è Maurizio Marchesini, nella foto) e di un nuovo amministratore delegato «esterno», Pietro Cassani — ha deciso di percorrere.