Crescita all’estero e innovazione per diventare «big»
Sono lontani i tempi in cui Ima era il prototipo della multinazionale tascabile. Ormai qui nel quartier generale di Ozzano, in provincia di Bologna, di tascabile c’è molto poco. La società specializzata nella produzione di macchine automatiche — per confezionare di tutto, dal the ai farmaci — nel 2018 punta a superare il miliardo e mezzo di fatturato a perimetro costante. Senza contare quindi le nuove acquisizioni.
Al timone c’è Alberto Vacchi, presidente e amministratore delegato. La famiglia detiene una quota del 57%. I risultati di questi anni sono stati fatti soprattutto in tre modi. Il primo: acquisizioni per entrare in nuovi mercati. Il secondo: investimento sulle aziende della filiera perché se hai alleati forti allora anche tu sei più competitivo. Il terzo: innovazione sempre e comunque (in media negli ultimi anni il gruppo ha investito il 5% del fatturato in ricerca e sviluppo). Poi ci sono le relazioni industriali. Su questo Ima ha messo a punto negli anni un suo modello basato coinvolgimento del sindacato e condivisione degli obiettivi. Per finire, l’internazionalizzazione: poco meno del 90% del fatturato del gruppo è fatto all’estero.
I dati dell’ultima trimestrale macinano nuovi record e moltiplicano i segni più: +12,6% i ricavi e +10,5% l’utile operativo. Intanto il portafoglio ordini consolidato ha raggiunto i 977,4 milioni di euro, più 14,3% rispetto al 31 marzo 2017. E primo trimestre ‘18 gli ordini sono cresciuti del 15,3% rispetto allo stesso periodo dell’esercizio precedente.