Ritratto della moglie sulla salopette «La amo alla follia»
Jean-paul Goude e la collezione per Desigual «Preferisco il fascino esotico alla pelle chiara»
S i autodefinisce «un bambino», «un disegnatore danzatore», (la mamma, d’altronde, aveva una scuola di ballo), ma pur sempre «un feticista e adoratore di donne», Jean- Paul Goude, artista francese con sangue irlandese, anche se non ama i canoni legati alle sue origini: «Non sono un fan della pelle chiara e di quel tipo di bellezza. Preferisco il fascino esotico, forte e indigeno», dice scherzando senza mai smettere di muovere gli occhi chiarissimi, in cui la vita pare scorrere a una velocità più intensa.
L’artista, classe 1940, è a Milano per presentare la collezione in edizione limitata che ha creato per Desigual — la sua nomina come artistic advisor del brand spagnolo risale a una manciata di mesi fa — venduta in esclusiva nello store di Corso Como10, fino al 31 maggio. Sedici pezzi (tra pantaloni a palloncino, maglie, salopette e in cui spicca il volto stilizzato di sua moglie Karen: «Stiamo insieme da 23 anni eppure la trovo ogni giorno più irresistibile, sono innamorato pazzo di lei») già acclamati come inno alla festosità, all’ottimismo e alla diversità culturale (intesa come forma democratica) alla scorsa Fashion Week di New York. «Ho cercato — spiega Goude — di portare il mio universo, la mia visione, la mia esperienza a Desigual, senza nessun compromesso. Il nostro incontro, all’inizio, poteva sembrare difficile visto che il mio mondo così come il loro è molto specifico: per questo unirli è stata una sfida formidabile e una grande soddisfazione». Ma anche una nuova occasione per celebrare «un certo tipo» di bellezza femminile, da sempre apprezzatissima da Goude: «Il corpo — osserva — è da sempre il mio punto di partenza. Nel mio immaginario, però, domina una silhouette ben definita: le spalle importanti, la vita stretta, il sedere alto (ammirazione, quest’ultima, palese nei pantaloni della collezione di Desigual, creati proprio per valorizzarne la forma, ndr)».
Sterminato, il curriculum dell’artista francese che, nel corso della sua lunghissima e poliedrica carriera, si è praticamente cimentato con ogni forma di espressione: dai disegni ai video, passando per la pubblicità (porta la sua firma l’indimenticabile spot di Chanel «Egoiste»), ma anche nelle coreografie delle sfilate e nelle direzioni artistiche. Riuscendo a segnare in maniera indelebile con la sua «personalissima visione» l’immaginario collettivo degli anni Settanta — memorabili le sue copertine di Esquire che hanno sdoganato sulle riviste patinate le modelle nere, arabe, asiatiche, portoricane — così come quello degli anni Ottanta quando, insieme a una delle sue muse e allora compagna di vita, Grace Jones, anticipò di qualche decennio il concetto di genderless.
«Il mio lavoro — dice — è durato nel tempo perché ho messo dentro tutto me stesso, il riflesso della mia personalità». Una forza creatrice che si è vista anche in anni più recenti, come il 2014, quando dalla copertina di Paper lanciò l’ormai celebre messaggio «Break the Internet», che vanta parodie in ogni angolo del mondo e il record mondiale di clic: la protagonista è Kim Kardashian che (ricalcando la scena cult di Slave to the Rhythm) tiene in equilibrio un bicchiere di champagne sul sedere. «Non mi aspettavo — conclude l’artista — che si scatenasse un putiferio del genere. Io volevo semplicemente fare un remake prima che altri lo facessero al mio posto».
La carriera Si è cimentato con ogni forma di espressione: dalle cover di Esquire al video con Kardashian