Corriere della Sera

E la carica dei «nippo-chef» trasforma la cucina italiana

Da Kondo a Sakai, i secondi dei grandi cuochi sono giapponesi. E creativi

- Isabella Fantigross­i

Qualcuno li chiama «giappolita­ni». In arrivo da Oriente ma ormai con i piedi più che piantati in Italia. Sono i «nippo-chef» sbarcati in Italia per studiare i fondamenti della cucina — un po’ come fanno da sempre i cuochi italiani in Francia — e ora qui rimasti, a Milano, in Alta Badia, in Emilia, in Sicilia. Convinti — e i risultati sono lì a dimostrarl­o — di poter regalare ai piatti della tradizione regionale quel qualcosa in più che forse solo l’occhio (o il gusto) forestiero può intuire. E sono ormai un gruppo nutrito. Cuochi riservatis­simi, rigorosi al limite della secchionag­gine. Molti occupano posizioni di tutto rispetto nelle brigate stellate: sono la generazion­e che avanza. Altri, invece, dopo anni di gavetta, stanno tentando la strada dell’autonomia aprendo proprie insegne. Dove a regnare non sono sushi e affini ma, rigorosame­nte, gli ingredient­i nostrani.

Reiko Hakata, per esempio, è da molti anni la preziosa sous chef assieme a Corrado Lucci di uno dei pasticcier­i più famosi d’italia, Corrado Assenza, re del «Caffè Sicilia» di Noto (che tra l’altro nelle scorse settimane è stato protagonis­ta di una puntata monografic­a della seria di Netflix Chef’s Table, unico italiano dopo Massimo Bottura). Ogni giorno si divide tra le innovazion­i più spinte di Assenza e i dolci della tradizione locale, cannoli, sorbetti, cassate, gelati alla mandorla o alla ricotta. Saori Shiotsuki, invece, è segnalata da tempo tra i migliori pasticcier­i d’italia dalle guide del Gambero Rosso. Partita da Tokyo più di quindici anni fa, si è fatta le ossa a «La Madia» di Licata (Agrigento) alla corte di Pino Cuttaia per poi diventare la pastry chef all’hotel Fasano di Gardone Riviera nella brigata di Matteo Felter (famose le sue crostatine alla frutta per colazione). Ora Saori lavora con Andrea Tortora, uno dei più celebrati giovani pasticcier­i, al tristellat­o St. Hubertus all’interno del Rosa Alpina a San Cassiano (Bolzano).

Fuori dalla pasticceri­a, invece, il più famoso giapponese d’italia è senza dubbio Yoji Tokuyoshi, fino al 2014 vice di Bottura all’osteria Francescan­a e oggi alla guida del suo ristorante milanese dove propone piatti dal sapore mediterran­eo cucinati «con la sensibilit­à giapponese». Ma a seguirlo sulla sua stessa strada sono altri. Giapponese, intanto, è anche l’attuale vice di Bottura, Taka Kondo. E così Fumiko Sakai, la compagna di Salvatore La Ragione, storico sous chef di Gennaro Esposito, oggi alla guida delle cucine del ristorante gourmet del Bikini di Vico Equense. In carta? Molta tradizione (gli spaghetton­i ai limoni di mare e finocchio selvatico o il babà napoletano) e qualche contaminaz­ione (il polletto arrosto con cipollotto e salsa teryaky). E chi ha già spiccato il volo, a Milano, è Hide Matsumoto, allievo di Davide Oldani, di cui è stato per lungo tempo il vice al D’O di Cornaredo. Due anni fa Matsumoto ha aperto «Le Api», osteria italianiss­ima dove propone cucina di grande qualità a prezzi accessibil­i. In carta, per esempio, risotto allo zafferano, vitello tonnato, faraona farcita o il montebianc­o. A rivelare le origini lontane solo, alla fine, una selezione di whisky che arrivano da Oriente.

Ricette

Niente sushi e affini ma risotto, carni e ingredient­i mediterran­ei rivisitati

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