Corriere della Sera

La caducità «eroica» della rosa che unisce i sentimenti di ogni epoca

I versi di Petrarca, Tasso e Luzi, il ritratto con «discrezion­e» di de Chirico Proust la collega al tempo perduto. E il letto di petali è un’icona del cinema

- di Roberta Scorranese rscorranes­e@corriere.it

Uno dei cardini del pensiero di Ludwig Wittgenste­in è racchiuso in una frase del tutto corretta sul piano grammatica­le, però priva di senso logico: «una rosa non ha denti». Verso la metà degli anni Sessanta questa espression­e così spiazzante fulminò un (allora) giovane artista, Bruce Nauman, oggi tra i maggiori esponenti di una poetica multiforme, oscillante tra il concettual­e e il pop. Nauman incise quella frase su una targa di bronzo per poi applicarla a un tronco giovane, in modo che — crescendo — fosse divorata da un lento, continuo divenire.

Perché la rosa è così bella che va nascosta, più che esibita. La discrezion­e è il suo vestito migliore, come intuì Giorgio de Chirico, nel suo Autoritrat­to con rosa (1923): il fiore è in secondo piano e sovrastato dalla figura elefantiac­a dell’autore, il fiore è un ornamento un po’ appassito di un libro antico.

Già, una rosa non ha denti: non deve spiegare il suo splendore così caduco. E a volte ci pensa una strana alleanza tra scienza e destino. Si è scoperto che le Rose Bianche di Van Gogh (oggi alla National Gallery di Washington) non erano bianche, ma rosse e rosa. Si sono scolorite. Importa? No perché Van Gogh le aveva già dipinte un poco sfatte, con petali cadenti. È la linea di confine tra la pittura introspett­iva e l’esplosione di mistica che ha attraversa­to i secoli, da Botticelli fino alle Rose di Eliogabalo (1888) di

Una rosa non ha denti La frase «illogica» del filosofo Wittgenste­in ha ispirato l’artista Bruce Nauman

Lawrence Alma-tadema. D’amore e di morte: il dipinto rappresent­a la storia dell’eccentrico imperatore romano che, durante una cena, volle aprire un finto soffitto carico di petali di rosa sulla testa dei suoi commensali. Centinaia di migliaia di piccole unghie tenerissim­e e profumate che finirono per soffocare alcuni invitati, morti nel nome della rosa, come nel giallo più famoso del mondo.

Ancora l’ambiguità. Forse le rose vere sono quelle che non si vedono se non in un’ombra di precarietà. «Vivete, date ascolto, diman non attendete:/ cogliete fin da oggi le rose della vita», scriveva il poeta cinquecent­esco Pierre de Ronsard — peraltro, oggi la rosa più bella porta il suo nome. E il maggior poeta italiano del Novecento maturo, Mario Luzi, rintracciò proprio nelle rose ronsardian­e (con la

sua vasta opera di traduzione) una matrice petrarches­ca che ha inoculato il concetto di fragilità e caducità umana nella cultura europea.

In fondo, «Ne l’età sua più bella et più fiorita,/ quando aver suol Amor in noi più forza,/ lasciando in terra la terrena scorza,/ è l’aura mia vital da me partita», recita il Canzoniere.

Ma attenzione: la caducità qui non è l’effimero. È una vanitas che appassiona, è calore crepuscola­re da cogliere al pari di un atto eroico, un po’ come nei versi della Gerusalemm­e Liberata: «Cogliam la rosa in sul mattino adorno / di questo dì, che tosto il seren perde; / cogliam d’amor la rosa; amiamo or quando / esser si puote riamati amando». L’effimero è un’altra cosa. È quello, alto, del Ciclo della Rosa di Gabriele d’annunzio — che amava così tanto il fiopulite,

re da inventare un profumo ad hoc. È quello, color rosso intenso, che punteggia il film di Sam Mendes «American Beauty», dove la bellezza in fiore di Angela (Mena Suvari) si distende su un letto di petali e quella cadente di Carolyn (Annette Bening) si conforta con l’ossessione per le rose

ben tagliate, sistemate nei vasi giusti in un confortevo­le quanto tragico ordine sociale borghese.

Rosso, appunto. La rosa non è più solo color rosa, però lo è stata per secoli. «Ciò che noi chiamiamo rosa anche con un altro nome avrebbe sempre il suo dolce profumo», diceva la Giulietta di Shakespear­e. E il «rosa Tiepolo», spina dorsale del libro di Roberto Calasso, è di più: la tonalità prossima al ciliegio che il pittore settecente­sco utilizzava per creare le sue riconoscib­ili atmosfere, sospese tra mondi onirici e mitologici. Questo color rosa sarà il... filo rosso (scusate) che unirà diversi personaggi della Recherche proustiana, finendo per diventare un canale della memoria di Swann. Un colore è un colore è un colore.

 ??  ?? Amore e morte «Le rose di Eliogabalo» (1888) del pittore anglo-olandese Lawrence Alma-tadema con i commensali dell’imperatore sepolti sotto i petali
Amore e morte «Le rose di Eliogabalo» (1888) del pittore anglo-olandese Lawrence Alma-tadema con i commensali dell’imperatore sepolti sotto i petali
 ??  ?? L’attrice Annette Bening nel film «American Beauty» di Sam Mendes
L’attrice Annette Bening nel film «American Beauty» di Sam Mendes

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy