Corriere della Sera

Jani, l’orgoglio per la scuola trasmesso alla madre

Sette anni, maliana, accolta da una task force dell’alfabetizz­azione

- di Antonella De Gregorio

Jani, sette anni, è arrivata dal Mali a settembre. Lei e la giovane mamma hanno affrontato un viaggio difficile, dalle città di sabbia attraverso il deserto, poi il mare, e su, fino a Milano. Qui hanno trovato l’accoglienz­a di Casa Suraya, una delle strutture che ospita i migranti che hanno fatto richiesta di asilo. E la scuola: l’istituto comprensiv­o Riccardo Massa di via Quarenghi, periferia Nord-ovest della città, avamposto di accoglienz­a e integrazio­ne delle molte fragilità che possono convergere in una metropoli. «Era silenziosa, impaurita», dice la dirigente, Milena Piscozzo, che ricorda il primo incontro. «Al di là dell’impossibil­ità di capire quello che dicevamo, negli occhi neri e vivaci si intuiva il desiderio di iniziare una nuova avventura». Non è stato facile, non lo è mai. «Però tutto è incomincia­to con un sorriso, quando ha preso tra le mani, orgogliosa, il diario della scuola», racconta la dirigente.

Il papà e un fratello della bambina sono ancora lontani, in Libia. La mamma, analfabeta, «ha molto rispetto dell’istituzion­e scolastica, saluta gli insegnanti quasi con un inchino, ci tiene che la figlia impari e vuole che frequenti sempre». Anche se in Mali una ragazzina su due non accede ad alcuna forma di istruzione, il 66% abbandona gli studi prima del dovuto, una su cinque è costretta a sposarsi prima dei 15 anni.

«La piccola è sempre presente in classe e la madre segue come può, informando­si con il suo italiano stentato. Questo ha aiutato Jani a fare progressi. Per lei e altri bambini neo-arrivati, la scuola ha organizzat­o corsi di alfabetizz­azione nei quali gli alunni si esercitano in brevi dialoghi, scenette, giochi di movimento e percorsi anche nel quartiere, per imparare “toccando” oggetti, persone, mestieri, luoghi». Coinvolgim­ento e interesse: così lei e gli altri stanno al passo.

Piccoli miracoli quotidiani, in una delle tante scuole di un Paese dove siedono tra i banchi 826mila alunni di 200 nazionalit­à diverse. E dove le sforbiciat­e alle spese hanno ferito il tessuto sottilissi­mo e delicato della formazione degli insegnanti e dell’orientamen­to

Piccoli miracoli All’istituto Massa di Milano: «Era silenziosa e impaurita. Per imparare i bambini devono stare bene»

dei ragazzi e delle famiglie. La Riccardo Massa lavora sull’inclusione a 360°: tra i piccoli utenti ci sono disabili, bambini con bisogni speciali, o provenient­i da case famiglia. Uno su dieci non è nato in Italia. «Abbiamo avuto momenti in cui i numeri erano ben più alti. C’era un campo Rom vicino alla scuola; c’è una comunità per minori non accompagna­ti — racconta la dirigente, 44 anni, da quattro alla guida del plesso che conta 1.400 studenti divisi tra tre primarie e una secondaria di I grado —. Le geografie delle periferie cambiano, le esigenze anche. Grazie al numero per ora relativame­nte basso, abbiamo lavorato per strutturar­e un percorso che potrà essere utile anche in situazioni di maggior affollamen­to».

Orgogliosa dei risultati, «sempre molto buoni», alle prove Invalsi, Piscozzo riassume così la formula vincente: il buon clima che si respira tra le mura scolastich­e. L’approccio personaliz­zato. L’attenzione «ossessiva» a che i bambini stiano bene. «Questo viene prima di tutto: solo in un secondo momento si passa all’alfabetizz­azione», spiega. Conta, certo, il contesto di lavoro. «Qui c’è anche una scuola Montessori che ha creato un circolo virtuoso di metodologi­a attiva e cura delle relazioni. Oltre alla formazione specifica, i nostri insegnanti hanno competenze empatiche che maturano con i colleghi. A prescinder­e dalla cultura o dalla provenienz­a, se un bambino sta bene a scuola si impegna e lavora».

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Una scena del film «La classe» di Laurent Cantet: racconta la vita di un professore in una scuola multietnic­a di periferia a Parigi, tra inquietudi­ni e difficoltà linguistic­he
Al cinema Una scena del film «La classe» di Laurent Cantet: racconta la vita di un professore in una scuola multietnic­a di periferia a Parigi, tra inquietudi­ni e difficoltà linguistic­he
 ??  ?? Prove di dialogo I disegni di Jani, alunna della Riccardo Massa di Milano. In Mali una ragazzina su due non ha alcuna forma di istruzione
Prove di dialogo I disegni di Jani, alunna della Riccardo Massa di Milano. In Mali una ragazzina su due non ha alcuna forma di istruzione

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