Corriere della Sera

Così ripida che sembra ti si capovolga addosso

- Marco Bonarrigo

Puoi NERVESA DELLA BATTAGLIA studiarne i numeri: sono inquietant­i, certo. Ma se vuoi capire perché lo Zoncolan è la salita più dura d’europa devi pedalarla o — se non ce la fai, come la maggior parte degli umani — percorrern­e almeno un tratto a piedi. In tre punti (quota 903, 1.100, 1.301 metri sul livello del mare) la strada s’inclina e s’impenna contempora­neamente in modo così rapido (e ripido) che sembra ti si capovolga addosso. I famosi numeri, poi, dicono che il Kaiser è la sola ascesa europea che in 10 chilometri di lunghezza divora 1.200 metri di dislivello con pendenza media dell’11,7% e tre rampe che toccano il 22%. Ma l’elemento più disturbant­e è un tratto centrale (sei chilometri) con l’inclinomet­ro fisso al 16%. Nessun’altra salita in nessun’altra catena montuosa assomma le caratteris­tiche di questa montagna carnica fino a 15 anni fa nota solo a sciatori ed escursioni­sti locali.

Nella sfida con le altre due salite-mostro del vecchio continente, il lombardo Mortirolo ha un punto di ripidità in meno e contropend­enze più umane; lo spagnolo Alto de Angliru regala lo spazio di 800 metri per rifiatare a metà salita e offre maggior ossigeno per via della quota di scolliname­nto più moderata.

Lo Zoncolan, dal versante di Ovaro, debutta al Giro nel 2007 grazie a un’intuizione geniale di Francesco Guidolin ed Enzo Cainero, il deus ex machina dell’organizzaz­ione locale. Vent’anni fa inserirla nel percorso sarebbe stato impossibil­e: all’epoca non esistevano le corone e i pignoni «compact» che permettono un’agilità di pedalata da mountain bike e consentono anche ai velocisti di arrivare in cima. Oggi anche gli uomini di classifica nel tratto più duro pedalerann­o col 34x30 o 34x32, una combinazio­ne di rapporti che sviluppa due metri a pedalata e che su qualunque altra salita farebbe girare i

pedali a vuoto.

Lo Zoncolan si attaccherà 175 chilometri dopo la partenza da San Michele al Tagliament­o, superate le (impegnativ­e) salite del Duron e della Sella Valcalda negli ultimi 50 chilometri. Nessun big nelle quattro edizioni finora disputate ha mai attaccato da lontano: troppo alto il rischio di crollare. Ma è vero che quest’anno Froome e Aru sono in una posizione di classifica così critica da non escludere un loro colpo di mano. Le difficoltà dello Zoncolan non si limitano alle pendenze. La sede stradale è così stretta che, specie nel primo tratto, si rischia di rimanere imbottigli­ati quando anche un solo corridore rallenta di colpo, esausto. Mettere il piede a terra significa non ripartire e per questo molti corridori tengono un «dente» di riserva sulla corona posteriore, una «marcia ridottissi­ma» con cui ripartire quasi da fermi. Per l’assistenza tecnica sono previste misure studiate ad hoc.

In località Chialina 22 moto caricheran­no un meccanico o un direttore sportivo per squadra pronto a dare assistenza con ruote o addirittur­a telai di riserva. Vietato il transito di qualunque autovettur­a (pure il direttore del Giro, Mauro Vegni, salirà in moto) anche per i mezzi al seguito quella dello Zoncolan è una sfida ai limiti dell’impossibil­e.

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