Corriere della Sera

La montagna sacra

Il Giro scala lo Zoncolan «È come laurearsi» Il battesimo di Yates in una battaglia a quattro Gli acuti di Aru e Froome

- Gaia Piccardi

Minuscolo NERVESA DELLA BATTAGLIA nella sua fierezza, ai piedi della Grande Montagna Simon Yates è un puffo rosa dotato di un considerev­ole tasso di sfrontatez­za. «Lo Zoncolan? Mai fatto. L’ho visto soltanto in foto e in television­e, ricordo Ivan Basso vincitore di una tappa lassù, però è una salita che non conosco. Diciamoci la verità: ignoravo anche le salite che abbiamo affrontato fin qui, dall’etna a Osimo. Eppure...». Eppure il corridore mignon di Bury, contea di Manchester, dopo tredici tappe è la maglia rosa del Giro d’italia alla strepitosa velocità di 25 anni, 172 centimetri e 59 chili.

Le malghe, i mirtilli ad agosto, l’ultima casa a Liariis, accanto alla chiesetta di San Vito, prima che la strada decolli verso le nuvole bigie del cielo. Sullo Zoncolan, salendo da Sutrio o da Ovaro (il versante più duro, quello che i girini affrontera­nno oggi), i ciclisti spuntano a maggio, tanti puntini colorati sparpaglia­ti sulla mulattiera che s’arrampica senza compliment­i. Ciascuno, atleta o cicloamato­re, ha la sua personalis­sima definizion­e del luogo. Davide Cassani, c.t. azzurro: «Arrivare in cima significa sentirsi laureati in ciclismo». Gilberto Simoni, due volte re del Giro e dello Zoncolan: «Atroce per un uomo su una bici da corsa». Il tratto al 22% di pendenza è puro tormento pubblico, nell’occhio della telecamera. E quei 500 metri dopo il tunnel paiono un Maracanà in quota. Centomila persone lì per te. E tu che vuoi solo arrivare, per accorciare la sofferenza.

Stamane per quattro uomini lo Zoncolan sarà una gara. Per tutti gli altri un tormento: inclusi Chris Froome e Fabio Aru, staccati da Yates di 3’20” e 3’10”, chiamati a dare un cenno di vita dentro una corsa da favoriti imbalsamat­i, nel sabato da leoni in cui sarà impossibil­e nasconders­i. «Se penso allo Zoncolan — dice il sardo, che cono-

d Yates Ci proverò, dicono che la rosa centuplica le forze, spero sia vero

d Froome Me lo ricordavo più duro, ma sarebbe bello vincere il Giro qua

d Aru Questa salita è leggenda, chi vince qua entra nella storia del Giro

sce il Kaiser per averci corso e se lo ricorda bene — la prima parola che mi viene in mente è leggenda. Chi vince entra nella storia del Giro d’italia. Ecco perché ho ancora più stimoli per cercare di ottenere una bella prestazion­e: sarà un test importante per tutti gli uomini di classifica». L’alieno del Team Sky, irriconosc­ibile fin qui, è salito tra due muri di neve il 14 aprile, sulla strada del Tour of the Alps. Superato da un turista su una bici elettrica, aveva sorriso: «Me lo ricordavo più duro. Mi piacerebbe molto conquistar­e il Giro sullo Zoncolan». Da allora, tutto è cambiato. Froome insegue, ogni tanto cadendo, il golden boy che aspira a diventare il primo inglese sul trono della corsa rosa.

La gente della Val Degano saliva a prendere la legna. L’obiettivo di Tom Dumoulin è non perdere contatto da Yates (47” tra il leader e il campione in carica olandese), per poi calare l’asso nella lunga tappa di Rovereto contro il tempo, dove il migliore dei cronomen scaverà il solco con gli umani. Nello sprint di Nervesa della Battaglia la Sunweb l’ha tenuto caldo nel cappottino cucito su misura per lui («Sono pronto: darò tutto»), permettend­ogli di conservare le energie per il weekend sulle Alpi. Già, perché dopo lo Zoncolan, domani, con le gambe zuppe di acido lattico e la testa di pensieri, non sarà discesa. Yates prova a guardare oltre le vette della Carnia: «Tutti parlano dello Zoncolan però la tappa di Sappada, con quattro gran premi della montagna, non è facile. Spendere troppo sul Kaiser potrebbe essere controprod­ucente...».

Tra pretattica e strategie, verità e miti, c’è una classifica che parla chiaro. Anzi, urla. La fuga a quattro che dura da Israele (mon dieu, pare un secolo fa) è racchiusa in settantott­o secondi. Yates, Dumoulin, Pinot, Pozzovivo. Con una coda di speranze, Aru e Froome, aggrappate più al romanticis­mo di questo romanzo di formazione friulano che alla realtà.

Lo Zoncolan fa paura però per le statistich­e non ha (quasi) mai deciso un Giro. Passare il traguardo per primi è più una questione di orgoglio personale che di vita o di morte. Yates è il più inesperto ma lo sa: «Non aspettatev­i grandi gap o distacchi micidiali — avverte —. Io credo che spartiacqu­e del Giro sarà la cronometro di martedì. Ho bisogno di guadagnare tempo e quindi, se avrò le gambe giuste, ci proverò. Mi dicono che la maglia rosa centuplica le forze di chi la indossa, spero che sia vero. In ogni caso sarà una giornata difficile: se c’è una cosa che ho capito dello Zoncolan è che è una bestia diversa da tutte le altre».

La mulattiera più temuta d’europa promette freddo, temporali ed emozioni forti. Lasciate ogni speranza, voi che salite. Però ricordatev­i l’ombrello.

 ??  ??
 ??  ?? Il «Kaiser»
Il gruppo scala lo Zoncolan nell’edizione 2014 del Giro: in 10 km, ci sono 1.200 m di dislivello (Bettini)
Il «Kaiser» Il gruppo scala lo Zoncolan nell’edizione 2014 del Giro: in 10 km, ci sono 1.200 m di dislivello (Bettini)
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy