Teresa Forcades, la teologa femminista fuori dagli schemi
C inque esistenze non comuni, cinque vite contrappuntate da una ricerca individuale, dalla rottura delle consuetudini e da uno sguardo innovatore: questa l’essenza ultima di «A modo mio», una serie di documentari realizzati da Angelo Bozzolini per Rai3 (Venerdì, ore 23.10).
La seconda puntata era dedicata alla teologa femminista Teresa Forcades: monaca benedettina di clausura impegnata in battaglie contro la lobby delle industrie farmaceutiche, per la difesa dell’aborto, dei diritti gender e del mondo LGBT, per l’indipendenza della Catalogna. Da ragazzina, s’imbatte nel Vangelo e ne rimane profondamente colpita. Ignara dei rituali liturgici, recita un brano de «La messa sul mondo» del teologo Pierre Teilhard de Chardin: «Una sorta di invocazione a tutto il creato, alle stelle, al cielo, agli alberi, per celebrare Dio che si incarna nelle piccole cose». Decisa a diventare medico, va negli Usa dove si specializza in medicina, ma nello stesso tempo sente forte l’interesse per la teologia, ottenendo un Master of Divinity ad Harvard (seguito da un Dottorato in teologia a Barcellona).
Nel frattempo cresce la chiamata a farsi suora, che la porterà nel 1997 a entrare nel Monastero benedettino di Montserrat, dove tuttora vive (con molte dispense). Dopo un post-dottorato presso la Humboldt University a Berlino, dove insegna teologia della trinità e teologia queer, la Forcades peregrina per le vie del mondo, portando ovunque la sua originale testimonianza.
Queer è un termine che è cominciato a circolare negli anni ‘90. Ha preso il significato di bizzarro, strano, stravagante. Spesso è usato per indicare gli omosessuali. Per Teresa significa affrontare una teologia fuori dagli schemi precostituiti: «Dio è al di là di qualsiasi categoria». Davvero unica la vita di questa monaca, impegnata più nel mondano che nel chiostro e, bisogna dirlo, animata da un ego che non fa certo vita di clausura.