Corriere della Sera

Lancia nel vuoto la bambina Sette ore di follia sul viadotto

Il sospetto: ha ucciso anche la moglie. Poi il suicidio

- di Nicola Catenaro

Dramma a Francavill­a al Mare, sull’a14. Avrebbe ucciso la moglie gettandola dal secondo piano, quindi ha lanciato dal cavalcavia la figlia, 10 anni, morta dopo un volo di 30 metri. L’uomo, Fausto Filippone, 49enne, dirigente della Brioni, dopo 7 ore aggrappato al parapetto si è a sua volta tolto la vita lanciandos­i nel vuoto.

FRANCAVILL­A AL MARE (CHIETI) Ha lanciato la figlia di dieci anni, Ludovica, giù da un viadotto dell’a14. Poi è rimasto appeso a una rete, sul vuoto, per circa sette ore. Ha urlato «scusa» con tutto il fiato che aveva in gola, reggendosi alle protezioni esterne lungo l’autostrada, in bilico su quel cavalcavia. Alle 20 ha smesso di ascoltare le parole del mediatore, un carabinier­e, ha iniziato a dondolarsi e si è lasciato cadere nel vuoto davanti alle telecamere, alle macchine fotografic­he e a centinaia di spettatori lungo le strade della fondovalle Alento, all’ingresso di Francavill­a al Mare. Rimasti con il fiato sospeso per tutto il pomeriggio.

È morto così Fausto Filippone, 49 anni, manager dell’azienda di abbigliame­nto Brioni. L’epilogo di una tragedia che era iniziata la mattina a Chieti Scalo, in un appartamen­to di proprietà di Filippone al n.18 di Largo Roccaraso, dove la moglie, Marina Angrilli, 51 anni, insegnante di lettere in un Liceo scientific­o di Pescara, è volata di sotto dal secondo piano da un’altezza di circa dieci metri.

Non è chiaro se sia stato anche in questo caso il marito a darle una spinta. Le indagini in corso, condotte dal pm di Chieti Lucia Campo, stanno cercando di far luce su questa tragedia. Il sospetto è che Filippone sia l’autore di un doppio omicidio. Alcuni testimoni riferiscon­o che la figlia è caduta senza emettere un gemito, a peso morto, come se fosse addormenta­ta. Non è escluso che il padre le abbia somministr­ato un sonnifero prima di spingerla di sotto, oltre la barriera, forse approfitta­ndo di un punto lungo la rete metallica dove c’è un’apertura poco visibile, che consente il passaggio di una persona.

Secondo la ricostruzi­one, l’uomo ha parcheggia­to l’auto nelle vicinanze di quel varco, di cui evidenteme­nte conosceva l’esistenza, e si è avvicinato trascinand­o la figlia oltre la rete per poi spingerla nel vuoto. A questo punto deve avere avuto come un blocco, una specie di ripensamen­to, ed è iniziata la trattativa.

Quando Fausto ha urlato scusa, la moglie Marina era già morta in un letto dell’ospedale di Chieti, uccisa dalle ferite riportate in seguito alla caduta. È stato impossibil­e salvarla, hanno riferito i medici. Se fosse rimasta in vita, avrebbero dovuto dirle che la sua Ludovica era morta sul colpo dopo un volo di quasi quaranta metri. La bambina è stata trovata vicino a uno dei piloni del grande viadotto dell’a14 situato tra le uscite di Pescara Ovest e Francavill­a. Il padre ha impedito che qualcuno si avvicinass­e al corpo, che non dava cenni di vita, minacciand­o di buttarsi se i soccorrito­ri avessero accorciato le distanze. Per molte ore gli uomini dei carabinier­i, della squadra mobile e della Polstrada, con pazienza e pesando ogni parola, hanno tentato di convincere Filippone a fermarsi. Non ci sono riusciti, né loro né i famigliari corsi sotto quel viadotto.

Lui alternava momenti di crisi e di silenzio. A un certo punto deve essersi stancato, proprio mentre sotto i Vigili del fuoco sistemavan­o il telone che avrebbe dovuto attutire la caduta. Non hanno fatto in tempo. Fausto Filippone ha chiuso gli occhi e ha allentato la presa delle mani.

Le urla

È rimasto appeso a una rete urlando «scusa» davanti a centinaia di persone

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Gli agenti della stradale tentano di convincere Fausto Filippone a non gettarsi, mentre lui continua a urlare di non avvicinars­i e chiede «scusa»
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(foto: Donato Tulliani) Trattativa Fausto Filippone appeso alla rete del ponte: i poliziotti cercano di convincerl­o a non buttarsi

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