Corriere della Sera

«Parto. Anche se governiamo» Il lungo addio di Di Battista

Su La7 replica a Saviano: la sinistra scompare per gli intellettu­ali

- di Alessandra Arachi (Imagoecono­mica)

L’azzurro dello studio di Non è l’arena fa da sfondo a una specie di favola:«sì, parto sul serio. Tra nove giorni. Anche se tra nove giorni saremo al governo, vado. È una decisione che ho preso per la mia felicità. E sono contento di aver portato tanti voti al Movimento 5 Stelle. San Francisco e poi Panama, per un viaggio molto bello, una ricerca sui diritti civili». Alessandro Di Battista concede alle telecamere un sorriso largo.

Lo ha annunciato così tante volte, questo suo viaggio in compagnia della moglie e del bimbo piccolino, che nello studio della trasmissio­ne de La7 Massimo Giletti non può che insistere: «Ma davvero dopo tutto quello che ha fatto per il Movimento 5 Stelle se ne va proprio nel momento in cui si insedia il governo?». Il più carismatic­o dei pentastell­ati sorride ancora: «Ma lei, Giletti, ha parlato con mia madre che mi dice le stesse cose?».

Ha il tono pacato e il sorriso Di Battista, ma non esita affondi. Giletti gli fa vedere un video con le critiche di Saviano alla «messinscen­a del contratto fatta per spartirsi le poltrone» e Di Battista, deciso, replica: «La sinistra sta scomparend­o in tutto il mondo perché c’è una classe di intellettu­ali che ha pregiudizi, proprio come Saviano. Un’intellighe­nzia che negli ultimi venti anni non ne ha azzeccata una».

Aggiunge anche di essersi pentito di aver votato Bertinotti, oltre che il Pd, perché dopo aver incontrato il Movimento sulla sua strada Di Battista si è gettato anima e corpo nella nuova avventura, e adesso a Giletti risponde di essere soddisfatt­o di tutto quello che sta succedendo, del programma, del nome del premier, della squadra di governo. Di quello che era stato previsto: «Con Gianrobert­o, Luigi e anche Beppe ne parlavamo spesso. Lo sapevamo che saremmo arrivati a questo punto». Cioè a un governo che oggi dovrebbe partire sul serio.

Massimo Giletti prova a obiettare a Di Battista alcuni punti salienti del programma stilato, quelli dove le coperture non ci sono e non si sa dove andare a prenderle, il reddito

Le risorse per le nostre misure? Nel Paese che sogno io comanda la politica E sì, anche Google deve pagare le tasse

di cittadinan­za prima di ogni altro, ma Di Battista non ci sta a fare i conti aritmetici, e prende le strade della politica che aiuta a trovare i denari. «Nel Paese che io sogno comanda la politica», dice. Poi, incalzato dall’intervista­tore, un’ammissione la fa: «Sì anche Google deve pagare le tasse», e il suo sottinteso è che se davvero si riesce a fare pagare le tasse a un colosso come Google i problemi con le coperture economiche diventereb­bero un po’ meno pressanti.

Alessandro Di Battista si sente un cittadino d’europa. «Ma in Europa devono essere lungimiran­ti e capire che certi vincoli e certi trattati devono essere rivisti. Per questo andremo a chiedere in Europa ciò che spetta al popolo italiano».

Sorride e parla, Alessandro Di Battista. La campanella suona. «Il nostro segnale per il tempo dell’intervista», spiega Giletti. Ma c’è ancora una domanda sul conflitto di interessi e su Berlusconi. «Lui mi ha chiesto i danni per delle affermazio­ni che ho fatto», tuttavia «dobbiamo capire che il conflitto di interessi non riguarda solo Berlusconi. Risolverlo porta posti di lavoro. Non cerco vendetta ma giustizia».

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Con Giletti Alessandro Di Battista, 39 anni, ieri sera nello studio di Non è l’arena intervista­to da Massimo Giletti, 56 anni

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