Europa e Russia, vertice a Vienna con l’iran per allargare il patto nucleare
BERLINO È una settimana decisiva per il futuro dell’accordo nucleare iraniano. La decisione di Donald Trump di ritirarsi dall’intesa, che congela per 15 anni il programma atomico di Teheran in cambio di una progressiva eliminazione delle sanzioni, innesca un vortice di iniziative diplomatiche tese a evitare che l’iran riprenda l’arricchimento dell’uranio, con conseguenze gravissime in tutto il Grande Medio Oriente. Secondo fonti Ue, una delegazione di alto livello di esperti di Francia, Germania, Regno Unito, Russia, Cina e guidata da Helga Schmidt, la diplomatica tedesca vice di Federica Mogherini che ha seguito la trattativa sin dal 2006, incontrerà gli iraniani nei prossimi giorni a Vienna. La missione è convincerli a impegnarsi in un supplemento di negoziato, che allarghi lo spettro dell’intesa includendo regole e limiti allo sviluppo di tecnologia missilistica da parte di Teheran nonché il suo ruolo nella regione, dalla Siria al Libano. Potrebbero essere gli elementi in grado di far cambiare idea a Trump, convincendolo a non reintrodurre le sanzioni. In cambio, dicono le fonti, «si potrebbe anche pensare ad aiuti finanziari all’iran sul modello della Turchia». Non sarà facile. Come ha detto a Der Spiegel l’ambasciatore iraniano a Berlino, Ali Majedi, «se si aspettano che l’iran negozi preventivamente un nuovo accordo, facendo altre concessioni, sappiano che è inaccettabile». Se invece «la Ue, Cina e Russia usano gli strumenti in loro possesso per far sì che l’iran continui a godere i benefici economici dell’intesa», poi si potrà anche parlare d’altro. Ma non sarà facile anche per i contrasti fra gli europei. Divide infatti Francia e Germania il Blocking Statute proposto dalla Commissione, in base al quale le aziende europee che continueranno a fare affari con Teheran verrebbero protette e indennizzate dalle perdite causate dalle misure punitive americane. Ispirata da Emmanuel Macron, campione di un approccio duro verso Washington sul caso Iran, la misura trova scettica la cancelliera Merkel e in particolare il suo ministro dell’economia Peter Altmeier, fautore di una linea più dialogante con gli Usa. Secondo Der Spiegel, Berlino teme di dover pagare un prezzo troppo alto sul fronte dei dazi punitivi su alluminio e acciaio, da cui Trump per ora ha esentato l’europa, ma che in caso di varo dello statuto di blocco non esiterebbe a imporre.