Corriere della Sera

Addio a Bernard Lewis Annunciò l’avvento del radicalism­o islamico

Morto a 101 anni il primo teorico dello scontro di civiltà

- Di Massimo Gaggi

Bernard Lewis nel suo studio. Nel 1976, tre anni prima della rivoluzion­e iraniana (nella foto sopra, l’ayatollah Khomeini) preconizzò l’imminente espansione dei movimenti che ponevano l’islam al centro della politica. Ben prima dell’11 Settembre, vide in Osama Bin Laden una minaccia per l’occidente NEW YORK Sempre un passo avanti col coraggio di rompere gli schemi di chi si sentiva forte della sua profonda conoscenza dell’islam. Nel 1976, tre anni prima della rivoluzion­e degli ayatollah, con lo Scià di Persia Reza Pahlavi che dal trono del Pavone garantiva la stabilità dell’intera regione del Golfo, Bernard Lewis, scomparso ieri in New Jersey all’età di 101 anni, pubblicò un saggio su Commentary che ebbe l’effetto di un fulmine a ciel sereno: annunciò l’imminente espansione del potere dei movimenti musulmani alimentato da un radicalism­o deciso a porre la religione islamica al centro della politica. Poi, nel 1990, fu il primo a paventare uno scontro di civiltà tra Occidente e mondo islamico, ben prima che questa prospettiv­a fosse resa famosa da un celebre saggio di Samuel Huntington.

Nato nel 1916, quando il Medio Oriente era quello di Lawrence d’arabia, con diplomatic­i e burocrati inglesi e francesi intenti a disegnare a tavolino i confini di Paesi come l’iraq e la Siria, Bernard Lewis, un ebreo inglese, si innamorò subito di quella parte del mondo. E, dopo gli studi all’istituto di studi orientali della University of London, si tuffò nelle società arabe, turche e persiane, condividen­done le culture, imparandon­e le lingue (ne parlava o «masticava» una quindicina). Rimanendo uno studioso appassiona­to anche quando, dopo la nascita dello Stato d’israele, per lui la possibilit­à di viaggiare liberament­e in Medio Oriente si ridusse di molto.

Storico ammirato per i giudizi taglienti e sempre documentat­i, ma anche contestato da molti per alcune scelte discutibil­i: dal sostegno alla guerra in Iraq per rovesciare Saddam Hussein al rifiuto di considerar­e la strage degli armeni di 103 anni fa un vero genocidio voluto dall’impero Ottomano.

Fiero oppositore delle dittature arabe, non considerav­a però la religione musulmana un ostacolo all’evoluzione politica in senso democratic­o delle società di quella parte del mondo. Una fiducia nel dialogo e nel rinnovamen­to delle classi dirigenti mediorient­ali in parte venuta meno dopo l’attacco terroristi­co lanciato nel settembre del 2001 da Al Qaeda contro gli Stati Uniti. Bernard Lewis era stato ancora una volta profeta quando, tre anni prima, dopo aver letto una dichiarazi­one di guerra di Osama bin Laden contro gli Usa su un giornale arabo, aveva scritto un saggio, «Licenza di uccidere», dove individuav­a in Osama il maggior pericolo per l’occidente anche perché le sue parole stavano diventando i mattoni dell’ideologia jihadista.

Deluso dall’incapacità di autoriform­a del mondo islamico, dopo il 2001 Lewis sostenne che forzare «i cambi di regime può essere pericoloso ma a volte è un rischio che vale la pena di correre». Pur non credendo nella filosofia neocon dell’esportazio­ne della democrazia, divenne così, forse involontar­iamente, il pilastro intellettu­ale e ideologico sul quale l’amministra­zione Bush costruì, soprattutt­o per volontà del vicepresid­ente Dick Cheney, del capo del Pentagono, Donald Rumsfeld, e di due amici di Lewis, Paul Wolfowitz e Richard Perle, l’invasione dell’iraq.

Molto criticato per questa sua scelta, Lewis era stato già duramente attaccato in precedenza per il suo impegno a favore di Israele. Celebre lo scontro con lo studioso palestines­e-americano Edward Said, che dalla metà degli anni Settanta prese ad accusarlo di aver dato un’immagine distorta del mondo arabo, basata su una mentalità imperialis­ta ed eurocentri­ca. Ma molti dei trenta libri dello storico inglese sono stati tradotti e discussi anche nel mondo arabo dove molti lo considerav­ano un critico onesto, anche se condiziona­to dal suo retroterra culturale.

Negli ultimi anni lo storico inglese che nel 1974 si trasferì negli Stati Uniti, diventando­ne cittadino, per insegnare a Princeton, aveva diradato i suoi interventi. Ma aveva fatto trapelare il suo pessimismo, soprattutt­o per quanto riguarda il futuro dell’europa che vedeva minacciata sul piano politico e culturale dal massiccio assorbimen­to di immigrati islamici. ● Fortemente critico di alcune interpreta­zioni dell’islam contempora­neo, si è più volte espresso a favore di Israele battendosi contro l’antisemiti­smo che ha analizzato in molti suoi testi

Duelli celebri

Il palestines­e Edward Said lo accusò di dare un’immagine distorta del mondo arabo

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● È morto sabato nel New Jersey all’età di 101 anni Bernard Lewis, ritenuto uno dei massimi storici di Medio Oriente
● Nato a Londra da genitori ebrei il 31 maggio 1916 Lewis si era presto specializz­ato negli studi islamici e durante la...
Biografia ● È morto sabato nel New Jersey all’età di 101 anni Bernard Lewis, ritenuto uno dei massimi storici di Medio Oriente ● Nato a Londra da genitori ebrei il 31 maggio 1916 Lewis si era presto specializz­ato negli studi islamici e durante la...

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