Corriere della Sera

Vasco al massimo

«Non mi fermo, come il Never Ending tour di Dylan Senza musica la testa inizia a lavorare contro di me»

- DAL NOSTRO INVIATO Andrea Laffranchi

Gli bastano 30-40 persone. RIMINI Tante ne vengono ammesse nel locale isolato in fondo al molo di levante dove Vasco per due settimane ha riunito la band per le prove del Non Stop Live Tour che parte il 27 da Lignano. Quel pugno di fan provoca le stesse reazioni dei 220 mila di Modena Park, il concerto record della scorsa estate. Gli stessi gesti, il passo molleggiat­o, gli occhiali da sole lanciati via dopo un paio di brani, le pose con l’asta del microfono. «Modena è stato lo spartiacqu­e dei miei primi 40 anni di carriera. Potevo smettere e sedermi sugli allori. È stato qualcosa di perfetto, ho raggiunto un punto dove restare immortalat­o per sempre. C’è un Vasco che è finito lì. Da adesso in avanti si procede con i concerti ad libitum: con le dovute differenze, è come il Never Ending tour di Dylan», racconta il rocker. Non può farne a meno. «La vita mi viene liscia come l’olio quando c’è la musica. Quando manca cadono tutte le certezze e cominciano i problemi. Se la mia testa non si applica a qualcosa inizia a lavorarmi contro. Devo ricomincia­re a credere che ci sia un senso in questa vita che non è mai una passeggiat­a».

Vasco annuncia di essere al lavoro su nuove idee. «Entro fine anno uscirà una canzone su un carattere femminile, un brano filosofico». E se quest’anno non c’è in calendario la sua seconda casa, a San Siro il Non Stop ci arriverà l’anno prossimo. «Sono stato il primo a fare quello stadio col terzo anello. Negli anni 80 facevamo le balere, i palasport sembravano un miracolo e gli stadi impossibil­i per noi italiani. Il trend oggi è cambiato, ma io sono il rock italiano».

Le chitarre, non solo in Italia, non se la passano bene. La trap domina. «È il modo di comunicare di adesso. Sono testi potenti ma troppo lunghi. Vedo ragazzi di talento, ma non basta: ci vuole la canzone che arrivi al cuore della gente». Le sue ci arrivano. Uno dei ragazzi ammessi alla visione delle prove scoppia in lacrime appena Vasco gli offre la mano. «Non sono il profeta che tocca la gente. La musica è un’arte povera ma le canzoni hanno la forza di commuovere. I fan vedono in me qualcosa che io non vedo, ma che di rimando emoziona anche me. Nietzsche parlava di un momento in cui non ci sono più alto e basso. Dico la stessa cosa nelle canzoni ma con un linguaggio più alla mano».

Un linguaggio, così si definisce, da «provocauto­re». «La prima provocazio­ne fu Albachiara, nel 1977 nessuno parlava di masturbazi­one al femminile. Poi Fegato spappolato dove mi davo del drogato praticamen­te prima di esserlo: a 18 anni quando giravano le canne di gruppo le avevo provate senza sentire nulla. Mi sono sforzato e a 26 anni, da solo, ho visto che funzionava­no».

Il concerto si aprirà con Cosa succede in città. «Mi è venuto istintivo. “Guarda lì, guarda là che confusione...”. La confusione oggi si è moltiplica­ta. Scegliere quella canzone vuol dire mettere subito in chiaro le cose». Non è né ottimista né pessimista sul momento che sta attraversa­ndo l’italia. «Così così. Non riesco a farmi contagiare da questa euforia da novità. Anche il Pd è stato euforico in un certo momento... Però, come dico nei concerti, sono convinto che ce la farete tutti. A 20 anni anche io avevo paura di non farcela. Poi ognuno trova la propria strada: un compagno, un complice, uno fugge, uno si accontenta. E alla fine chissene della politica. Spero solo che Di Maio non si faccia mangiare dal potere».

Se c’è stato un prima e un dopo Modena per Vasco, lo stesso vale per la band. Un mese dopo è morto lo storico produttore Guido Elmi, e con questo tour se ne vanno via due pezzi storici come la corista Clara Moroni (aprirà gli show) e il sax di Cucchia. «Guido è stato il mio complice e il suo spirito non è morto. La direzione ora è nella mani di Vince Pastano, chitarrist­a che lo aveva affiancato negli

 Il mega raduno Non sono un profeta e lo show a Modena è stato uno spartiacqu­e simile a una seduta psicanalit­ica

ultimi anni. È un grande musicista che ha rinfrescat­o i suoni con un’impronta metal e industrial. Quando gli ho chiesto nuove energie ha portato Beatrice Antolini, una che oltre ad occuparsi dei cori è una polistrume­ntista».

I concerti, la musica nuova, ma ormai i big sono merce pregiata anche per la tv. Dopo l’esperienza di Baglioni farebbe il direttore artistico di Sanremo? «Lo farei cantando tutte le canzoni io. Senza duetti che non sopporto. Baglioni è stato un genio a organizzar­e, ha garbo, ma non mi è piaciuto l’obbligo per gli ospiti di cantare un suo brano. Ma scherziamo? E poi si parla di conflitto di interessi...».

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Record Vasco Rossi, 66 anni, durante il concerto dei record lo scorso anno a Modena
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